Dalla giacca alla borsa La praticità (e la vanità) del nuovo unisex
Tessuti e fantasie: lui e lei più vicini, rispettando i generi
La nuova vanità maschile va in scena già nel piazzale della Fortezza da Basso: giovani pavoni sostano in attesa di un momento di notorietà. E se fai il gesto di fotografarli sono subito in posa. Immancabili gli occhiali scuri, pantalone modello acqua alta arrotolato (ma i più alternativi hanno già quelli larghi), giacca categoricamente sartoriale, il cappello è facoltativo come la borsa, che quando c’è viene subito portata a vista proprio come fanno le ragazze. Ed è subito chiaro perché Pitti Uomo in questa 88ma edizione abbia deciso di lanciare «Open», sezione che nega le barriere di genere con abiti e accessori interscambiabili. Sciarpe cardate, come quelle femminili (Doriani), giacche in tessuto batik esattamente uguali per lui e per lei (Ernesto, di Parma), camicie in colori iper femminili: verde acqua, arancio, i toni del rosso.
Stefano Ricci, presidente uscente della manifestazione un po’ si preoccupa e «si augura che l’uomo continui a vestire da uomo e la donna da donna», ma arriva l’ottantaquattrenne Nino Cerruti, celebrato con il premio ai 60 anni di carriera «per avuto l’intuizione di trasformare la moda maschile in stile di vita» a sottolineare che oggi gli steccati non hanno più senso. «Il Signor Nino» è il titolo della mostra che Firenze dedica al grande stilista imprenditore al Museo Marino Marini (curata da Angelo Flaccavento con il supporto di Woolmark, fino al 3 luglio) con gli abiti del suo guardaroba personale.
«Nel 1967 fui il primo a far sfilare uomo e donna insieme. Avevano lo stesso look con giacca in jeans, ma quella di lei era ripresa con piccoli soffietti», ricorda Cerruti che dopo aver venduto il suo marchio è rimasto al timone del lanificio di famiglia. Ha le idee chiarissime a proposito di unisex: «Donne e uomini nella vita quotidiana hanno la stessa esigenza di praticità. Poi la sera, i ruoli tornano ad essere ben definiti». Ma in scena al Pitti è l’uomo. Vestirà mai con la gonna? « La indossano solo gli scozzesi e neppure loro sono credibili», ironizza Cerruti che già nel ‘68 si è presentato a ritirare un premio a Capri accanto a Hubert de Givenchy con una giacca arancio a disegni jacquard (esposta qui a Firenze accanto al suo maglione giallo portafortuna e a molti altri capi contemporanei). Il mercato maschile è in crescita, così Gherardini festeggia i suoi 130 con il lancio della linea uomo che comprende travel kit, lo zaino-borsa weekend iperleggera, da portare a mano o a spalla e un parka unisex realizzato in collaborazione con Herno, antipioggia e antivento che si appallottola.
«L’unisex è più che mai attuale», dice Fabio Fusi direttore creativo di Furla davanti alle nuove borse e scarpe della linea maschile. «Più che al genere, i nuovi oggetti sono legati allo stile di vita. Sono le abitudini e i bisogni che guidano le scelte». Com’è la borsa maschile? «Funzionale, ma poiché siamo più vanitosi assume caratteristiche sempre più vicine a quelle femminili, dettagli, colori».
I più tradizionalisti giocano con gli accessori. Altea fa cravatte con i disegni dei foulard da portare anche come cintura (per lei), Gallo presenta le calze caleidoscopio nei colori di stagione, con micro fantasie, di ispirazione sartoriale: cachi, turchese, rosso «da indossare sotto i pantaloni chiari e mai tono su tono», dice il patron Giuseppe Colombo. Tutte le sfumature, dal rosso all’arancio, anche da Bresciani. Per quelli che «la calza mai più», Moreschi presenta i driving shoes, mocassini sempre più morbidi, in pelle nabuccata e forata verde acqua con inserto giallo. Far divertire l’uomo è diventato categorico.