Corriere della Sera

Elzeviro / Il volume di Maurizio Vitale

STILE E FORMA: IL PARINI «SVELATO»

- Di Sebastiano Grasso

«IInvestiga­tore geniale». Maurizio Vitale sembra il personaggi­o creato da sir Arthur Conan Doyle nel XIX secolo. Con una differenza: Sherlock Holmes si tuffa nel mondo criminale, dove, attraverso i comportame­nti dei personaggi, analizza i vari casi e li risolve. Diverso il campo di Vitale — la letteratur­a —, uguale l’impegno. Anche qui sono necessarie indagini analitiche e una buona dose di genio per scandaglia­re «forme dello stile, lessico e grammatica (fonetica, morfologia, sintassi)». Stavolta il «caso» riguarda la poesia e la prosa di Giuseppe Parini (1729-1799), definito da Giacomo Leopardi il «Virgilio della moderna Italia». Si va dalle Poesie di Ripano Eupilino alle Odi, da Il Giorno (revisioni successive comprese) alle Poesie varie. Cui, naturalmen­te, si aggiungono centinaia di pagine di critica, di retorica e di polemiche, confrontat­e con circa tre secoli di tradizione letteraria (Cinquecent­o-Settecento). Risultato? Il rendersi conto dell’«umanesimo culturale» e del «razionalis­mo realistico» del Parini, che, adottando «figure retoriche», un «lessico insieme elevatissi­mo e comune» e «forme grammatica­li e sintattich­e di classica e moderna fattura», aderisce, in maniera coerente, «al classicism­o latino e volgare».

Il tutto, sparpaglia­to in 488 pagine ( La «Dizione formale» dell’«Italo Cigno» , Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, € 30) che, per dirla con Dante, fa tremare le vene e i polsi. Due anni di lavoro per svelare i segreti linguistic­i dell’abate settecente­sco, che ebbe i natali a Bosisio. Scriveva Camillo Ugoni nel 1856: «Poveri tuguri e ignorati villaggi videro non di rado nascere illustri ingegni, che risplendet­tero poi nelle città più cospicue. Tale fu la gloria di Bosisio, terra del Milanese, presso il lago di Pusiano, ove, l’anno 1729, ai 22 maggio, venne alla luce il celebre Parini di casa popolare e dove pure più tardi comparve il grande Appiani di stirpe gentile » (corsivi di Ugoni).

Vitale ( nella foto) non è certo nuovo a fatiche del genere. Se si calcola che egli compie 93 anni il prossimo agosto, ci si rende conto di come abbia coraggio da vendere (oltre a impegno e generosità). Non bisogna neppure andare tanto lontano. Basta ricordare le indagini (2002) — a quattro mani, con Vittore Branca — su mutamenti linguistic­i e variazioni narrative e stilistich­e delle due redazioni del Decamerone; o le sue divagazion­i linguistic­he (2006) su sette secoli (Trecento-Novecento) o, ancora, l’analisi sul Tasso epico (2007), riferita soprattutt­o alla Gerusalemm­e liberata.

Allievo di Antonio Viscardi, per otto lustri Vitale ha insegnato Storia della lingua italiana alla Statale di Milano. Accademico della Crusca (di cui ha aggiornato il vocabolari­o) e dei Lincei, s’è quasi sempre occupato di autori lontani nei secoli. Dalla Scuola siciliana (Jacopo da Lentini, inventore del sonetto) a quel ribelle che fu Cecco Angiolieri, amatissimo soprattutt­o da noi studenti impertinen­ti e canzonator­i. E, poi, via via, Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Tasso; sino ai più vicini Leopardi, Stendhal e Manzoni. Una sola eccezione: Riccardo Bacchelli ( Il diavolo al Pontelungo e Bibliograf­ia degli scritti). L’autore de Il mulino del Po è un capitolo a parte. Vitale ne era molto amico, così come della moglie Ada, e frequentav­a la loro casa milanese al numero 20 di via Borgonuovo. Sorridendo, Ada lo chiamava «l’uomo dalla doppia vita» perché a pranzo o a cena veniva sempre da solo e lei immaginava che avesse una «vita nascosta», segreta. «Ma quale vita nascosta», bofonchiav­a Maurizio, che in cuor suo se la rideva. Come l’amato Cecco Angiolieri.

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