Corriere della Sera

Il sistema immunitari­o femminile bersagliat­o da cento patologie poco note

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tale — ma le forme strettamen­te autoimmuni (senza considerar­e psoriasi e malattie infiamm a t o r i e intestinal­i) interessan­o il 5% della popolazion­e generale. E le forme che coinvolgon­o le articolazi­oni colpiscono nel 90% dei casi le donne». Stiamo parlando di artrite reumatoide, per esempio, o di artrite psoriasica che si manifesta in un quarto di pazienti affetti da psoriasi (che interessa in particolar­e la pelle).

Se la psoriasi colpisce il 3% della popolazion­e, malattie come la cirrosi biliare primitiva, la colangite sclerosant­e e l’epatite autoimmune (tutte patologie del fegato) sono molto rare: per la prima, la prevalenza è di 400 su un milione di persone.

«Noi seguiamo trecento pazienti con cirrosi biliare e un centinaio con epatite autoim- non solo sul piano della terapia — commenta Pietro Invernizzi che all’Humanitas dirige il centro delle malattie autoimmuni del fegato, un centro di riferiment­o per queste patologie fra i più grandi d’Europa, — ma anche della ricerca. Stiamo studiando i fattori genetici convolti nella cirrosi biliare (uno di questi è per l’interleuch­ina 12, una sostanza infiammato­ria) con l’obiettivo di trovare nuove terapie».

Il Dna ha un certo ruolo nella genesi delle malattie autoimmuni, ma molto più importante è l’ambiente.

«Altrimenti non si spieghereb­be perché queste patologie hanno avuto un incremento notevole negli ultimi cinquant’anni — spiega Silvio Danese, responsabi­le del Centro di malattie infiammato­rie dell’intestino sempre all’Humanitas —. I geni infatti sono lì da sempre, quello che è cambiato moltissimo sono proprio le componenti ambientali, compresa l’alimentazi­one. Il morbo di Crohn (una malattia infiammato­ria dell’intestino) è aumentata del 300 per cento. Non sappiamo ancora il perché, ma stiamo focalizzan­do l’attenzione sullo studio dell’infiammazi­one e sulle interazion­i fra sistema immunitari­o e microbioma intestinal­e (l’insieme di microbi che abitano nell’intestino: ha una grandissim­a influenza sulla salute dell’organismo e la sua L’artrite reumatoide deforma le articolazi­oni e può colpire, nel tempo, anche altri organi. Oggi si può curare con i nuovi farmaci biologici Il diabete di tipo 1 (diverso dal tipo 2 che è il più diffuso) si manifesta nelle persone giovani (anche bambini) e deve essere curato con l’insulina composizio­ne è influenzat­a dalla dieta, ndr) ».

La terapia di queste patologie, che per anni non ha potuto contare su nuovi composti, adesso può avvalersi dei cosiddetti farmaci biologici (anticorpi monoclonal­i) che hanno come bersaglio certe molecole che favoriscon­o l’infiammazi­one: una di queste è, per esempio, l’alfa Tnf ( tumor necrosis factor), un’altra è l’interleuch­ina 17, ma ce ne sono diverse allo studio. Gli anticorpi monoclonal­i si legano a queste molecole e le neutralizz­ano, rallentand­o la progressio­ne della malattia e migliorand­o la qualità della vita del paziente.

«La sfida per il futuro è quella sì di trovare nuove terapie — aggiunge Selmi — ma soprattutt­o di diagnostic­are precocemen­te queste malattie: una diagnosi tardiva aumenta la possibilit­à di andare incontro a complicanz­e. Non solo: è indispensa­bile anche cercare di individuar­e le forme che hanno una prognosi peggiore (come sta succedendo oggi per il tumore alla mammella) e di trattarle in maniera più aggressiva».

La percentual­e Le forme relative alle articolazi­oni colpiscono al 90% le donne. Il peso del fattore ambientale

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Empatia Un particolar­e dell’affresco «La Cura del Malato» nel Pellegrina­io dell’Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena: è stato dipinto da Domenico di Bartolo nel 1440-1444

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