Corriere della Sera

Castiglion­e salvato in Aula No alla mozione di sfiducia

Il governo contro le dimissioni. E l’altro ncd Azzollini si difende in giunta

- Alessandro Trocino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La Camera ha respinto le tre mozioni di revoca delle deleghe al sottosegre­tario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglion­e (Ncd), rimasto coinvolto nell’inchiesta su Mafia Capitale.

No alle dimissioni del sottosegre­tario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglion­e, indagato per turbativa d’asta sull’appalto per la gestione del Cara di Mineo, nell’ambito dell’inchiesta su Mafia Capitale. Il Pd alla fine decide di salvare l’esponente dell’Ncd e così l’Aula della Camera respinge le tre mozioni di M5S, Sel e Lega Nord che chiedevano le dimissioni. Intanto, in serata, al Senato veniva ascoltato per la seconda volta un altro esponente Ncd, Antonio Azzollini, presidente della commission­e Bilancio, per il quale la procura di Trani ha chiesto gli arresti domiciliar­i.

Un voto, quello che salva Castiglion­e, che le opposizion­i interpreta­no come un omaggio alla ragione di Stato, o meglio di governo: perché un eventuale accoglimen­to delle mozioni avrebbe potuto avere forti ripercussi­oni sulla stabilità dell’esecutivo. E dunque, nonostante qualche imbarazzo, il governo ha dato parere contrario e il Pd ha deciso di votare contro le mozioni (contraria anche Forza Italia). Il presidente dell’Anticorruz­ione Raffaele Cantone definì «illegittim­a» la gara per il Cara.

Durante l’assemblea Pd, il capogruppo Ettore Rosato ha spiegato che la vicenda del Cara è «grave, ma non c’è spazio per mozioni politiche». E ha invitato alla coesione: «Se arriverann­o richieste di autorizzaz­ione a procedere, si agirà come si è fatto con Genovese». In Aula Andrea Romano ha spiegato che si doveva valutare solo «l’esistenza di limiti all’operato di Castiglion­e nel governo». Limiti che «non ci sono».

Alfredo D’Attorre ha deciso di non partecipar­e al voto. Rosy Bindi definisce quello del Pd «un voto politico». E anche il presidente del Senato parla di «valutazion­e politica»: «Non è stato un salvataggi­o del governo». Beppe Grillo, invece, attacca il Pd, «garante del malaffare». Arturo Scotto (Sel) spiega che «il Pd salva Castiglion­e per salvare il governo».

Ancora in bilico, invece, la sorte di Azzollini, sentito ieri dalla giunta per l’Immunità del Senato, al quale ha consegnato nuove carte. L’impression­e è che si aspetti la pronuncia del Tribunale del Riesame, prevista entro il 29 giugno. Per questo il timing è cambiato: mercoledì 24 giugno ci sarà la discussion­e generale e solo mercoledì 1 luglio, il relatore Dario Stefano (Sel) farà la proposta.

I dubbi sulle incongruen­ze dell’inchiesta sono molti, come spiega Stefania Pezzopane ( Pd): « Ho visto l’inchiesta, mamma mia. La richiesta d’arresto mi pare davvero pesante e il pericolo di reiterazio­ne non mi sembra che ci sia. La vicenda è davvero trash, alla Lino Banfi. Ma purtroppo noi dobbiamo decidere in base al fumus persecutio­nis. E non mi pare che ci sia». Il pd Giovanni Legnini, tirato in ballo da Azzollini come firmatario di un emendament­o a favore della clinica Divina Provvidenz­a, replica: «È una non notizia. I relatori sottoscriv­ono tutti gli emendament­i della maggioranz­a».

La giunta, ieri, ha deciso anche all’unanimità la «non ministeria­lità» del reato attributo a Giulio Tremonti, relativo alle presunte tangenti nel processo Finmeccani­ca.

I dubbi sull’arresto La dem Pezzopane sul senatore: la richiesta d’arresto mi pare davvero pesante

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In Aula Giuseppe Castiglion­e, 51 anni, nominato sottosegre­tario all'Agricoltur­a da Letta e confermato da Renzi (Contrasto)

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