Frodi, niente sconti E sul rinvio dei decreti tensioni in Consiglio
Dubbi tecnici su alcune parti, con qualche tensione fra ministero dell’Economia e Palazzo Chigi. Problemi di copertura, cioè di soldi, su altre. La paura delle possibili reazioni su alcune materie, non solo il catasto ma anche i giochi, visto quello che è già successo sulla scuola. E poi la grande X: proprio mentre i ministri salivano lo scalone di Pa la z zo Ch i g i , la Co r te costituzionale ha rinviato la sentenza attesa per ieri, quella sul blocco degli scatti per i contratti dei dipendenti pubblici. E allora, in attesa di capire quanto valga davvero quella X, meglio far slittare di qualche giorno quel pacchetto di decreti che attuano la delega fiscale. Del resto il momento è delicato, a Roma come a Bruxelles, e su ogni scelta che riguarda soldi e tasse l’attenzione è tale da sfiorare la prudenza. Il primo rinvio era stato annunciato già lunedì sera: niente riforma del catasto perché l’aumento delle tasse sarebbe troppo forte e perché, dice il premier Matteo Renzi, arriverà in « un secondo momento, eventualmente dopo la tassa locale » , da regolare con la Legge di Stabilità. Ma non è una scelta senza conseguenze. Nello stesso decreto c’era un misura più volte annunciata e molto attesa dalle imprese, l’esenzione di Imu e Tasi per i macchinari fissi, i cosiddetti imbullonati. Congelato anche il decreto sulla riscossione, che spalma su un periodo più lungo il pagamento a rate dei debiti fiscali. Incassare più tardi costa, anche per lo Stato, e allora stop in attesa della Consulta. Non ci dovrebbero essere conseguenze sul bilancio, invece, dal decreto sulla revisione del forfait per le partite Iva. Come dicono al ministero dell’Economia, però, i dubbi erano «non solo tecnici ma anche politici». L’equilibrio generale della riforma, insomma, dipende da tutti i mattoncini dell’edificio. E per questo si ferma anche questo pezzo della delega, che dovrebbe far scendere dal 15 al 10% la tassazione fissa, recuperando il mancato gettito con un quota più alta di contributi. Poi c’è il grande rebus delle sanzioni penali, la questione che aveva portato il governo a ritirare il decreto approvato a dicembre per quella norma ribattezzata «salva Berlusconi», che non puniva l’evasione se la somma sottratta al Fisco non superava il 3% del reddito. « Vorrei rassicurare tutti — dice Renzi — la questione del 3% non c’è». Il testo stabilisce che alcuni re a t i , come il manca to versamento delle ritenute o dell’Iva, non sono punibili se prima dell’apertura del dibattimento nel processo di primo grado l’evasore salda il suo debito, anche usando la conciliazione o il ravvedimento operoso. Ma la non punibilità scatterebbe anche «a seguito di accesso al regime di adempimento degli oneri documentali». Non potrebbero essere perseguite penalmente, cioè, le società con sedi in più Paesi che mettono a disposizione del Fisco la documentazione di tutte le operazioni con le società controllate, una pratica posta osservazione anche dall’Ue.