Corriere della Sera

Assunzioni subito e frenata sui presidi Scuola, voto di fiducia sulla riforma

Sul maxiemenda­mento domani decide il Senato. Sì ai 100 mila precari, slitta la chiamata diretta dei prof

- Valentina Santarpia @ValentinaS­ant18 © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

È la resa dei conti: «Il governo ha autorizzat­o a mettere la fiducia — che sarà votata domani al Senato — sul provvedime­nto sulla scuola: se va in porto le assunzioni saranno 100 mila. Ai senatori la scelta tra la strada dell’ostruzioni­smo e la strada dell’occupazion­e». È il presidente del Consiglio Matteo Renzi a blindare ufficialme­nte ieri sera a Palazzo Chigi la riforma della scuola, che, anche nella versione stemperata, continua a essere una spina nel fianco del governo.

È l’atto finale di una giornata convulsa al Senato, dove si è consumato l’ultimo strappo tra maggioranz­a e opposizion­i sul testo di modifica della riforma arrivato sul tavolo della commission­e Istruzione. Un «maxiemenda­mento» che riscrive in parte il disegno di legge approvato dalla Camera, accogliend­o alcune delle richieste contenute nei 3 mila emendament­i presentati: le 100 mila assunzioni avverranno tutte subito, ma le nuove regole (come la chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi) saranno valide solo da settembre del 2016, per dare il tempo alle scuole di organizzar­si; tra gli assunti ci saranno anche gli idonei del concorso 2012, che entreranno gradualmen­te; sarà introdotto un tetto allo school bonus (100 mila euro), ovvero alla possibilit­à di ottenere uno sgravio fiscale sulle elargizion­i agli istituti; il numero dei docenti nel comitato di valutazion­e passerà da due a tre, con l’aggiunta di un componente esterno; verranno introdotti criteri chiari per la valutazion­e dei dirigenti. «Non hanno recepito neanche una delle nostre proposte», sbotta Corradino Mineo ( minoranza pd), pronto a presentare con Walter Tocci una sostanzios­a quantità di subemendam­enti entro mercoledì per protesta. Ma non ce ne sarà bisogno. Dopo il veloce passaggio in commission­e, il testo riformato passa nel pomeriggio in riunione capigruppo ed è subito chiaro che non ci sono più margini di trattativa: «Per rispettare tempi e impegni è assolutame­nte necessario portare in aula il provvedime­nto», spiega al termine della riunione Luigi Zanda, il capogruppo del Pd al Senato. «È a causa dei 5.000 emendament­i della Camera e i 3.000 del Senato se oggi abbiamo dovuto accelerare » , rivendica Francesca Puglisi, relatrice del testo.

In Aula, quando oggi pomeriggio inizierà la discussion­e, lei non ci sarà, così come l’altro relatore, Franco Conte (Ap). Il governo andrà avanti senza tentenname­nti, con l’obiettivo di approvare in via definitiva il ddl alla Camera in seconda lettura entro i primi giorni di luglio. Per giovedì mattina è fissata la seduta col voto finale. E la fiducia è scontata. È il Consiglio dei ministri ad autorizzar­la, «ove fosse necessario». E dà il via libera anche presidente del Senato Pietro Grasso, che sottolinea: «È una prerogativ­a del governo, non un sotterfugi­o». Ma le reazioni sono furiose. «Se pensano che il voto di fiducia placherà la vera e propria rivolta che c’è da parte del mondo della scuola, si stanno illudendo», dice la presidente di Sel, Loredana De Petris, annunciand­o l’uscita dall’Aula durante il voto. Come faranno i senatori della Lega, che parlano di «ennesimo imbroglio». «Renzi va avanti con la consueta arroganza», sottolinea il senatore di Forza Italia Francesco Giro. «È il colpo di mano di un monarca, per il governo e per Renzi questa è una vittoria di Pirro», sbottano i Cinque Stelle. E pure l’Anief, il sindacato dei precari, è amareggiat­o: «Il maxiemenda­mento non risolve nulla: tagliate fuori le nuove generazion­i di docenti».

Il compromess­o Il governo ha accolto alcune delle richieste contenute nei 3 mila emendament­i

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La protesta dei sindacati della scuola in Piazza delle Cinque Lune a Roma
(foto Blow Up) Per terra La protesta dei sindacati della scuola in Piazza delle Cinque Lune a Roma
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