Strangolino, ma non sul serio
Qual è l’accessorio che, con pantaloni scampanati, camicie floreali e gilet, suggellava il look maschile degli Anni 70? Se lo giocavano Mick Jagger, David Bowie e, in varie fogge, anche Lucio Battisti. È lo strangolino, curioso incrocio tra foulard, fazzoletto, cravattona da mettere al collo e non solo su un palco. Beh, lo strangolino è tornato e pare intenzionato a ritrovare spazio. Leggero, vivace, fa tanto motociclista se sei giovane, viveur se ti senti ancora giovane, protetto se, al di là dell’età, soffri il mal di gola. In queste sfilate l’ha fatta da star e non s’è risparmiato per assortimento e fantasia. Non che voglia soppiantare la cravatta (si vede poco ma per fortuna non muore mai), però si iscrive d’imperio fra le opzioni di quell’uomo nuovo che la moda sta spingendo contro gli inguaribili seguaci del classico, ormai ultimi veri stravaganti. Avevano lo strangolino arricciato sopra il pullover girocollo i modelli di Armani, liscio i pescatori sardi di Marras, turchese il reduce dalla natura selvaggia di Bottega Veneta, in mix tessuto/ collana i surfer di Dsquared2, versione sciarpetta multicolor i giovanotti di Missoni, gorgiera fiorita il delicato ragazzo del nuovo Gucci, in nuance con carta da zucchero e ghiaccio da Corneliani, in centimetraggio extra-long, quasi servisse per impacchettare il portatore, da Andrea Pompilio. Ma non soltanto in passerella. All’appuntamento di Tod’s, Diego Della Valle ne sfoggiava uno super leggero fatto su misura da un’artigiana di cui è gelosissimo. Giorgio Armani, che lo adotta chiamandolo alla francese cache col, ha mostrato come se lo annoda. Uno strangolino ti deve coccolare, non fare sul serio.