Corriere della Sera

UN NUOVO GALATEO DELLE DIMISSIONI PER DISTINGUER­E TRA SOMMERSI E SALVATI

- Di Antonio Polito

Ci vorrebbe un Giovanni della Casa, che scrivesse un moderno galateo delle dimissioni. Perché, e non da oggi, non ci si capisce più niente. Mettete il caso Roma. Si sa che il premier vedrebbe di buon occhio le dimissioni del sindaco Marino, il che conferma il suo ottimo orecchio per gli umori popolari. Ma appena ieri lo stesso premier ha chiesto e ottenuto dalla Camera di respingere la richiesta di dimissioni del sottosegre­tario Castiglion­e. I due uomini politici sono accomunati dal fatto di essere finiti nella bufera dell’inchiesta giudiziari­a di Mafia Capitale; solo che Marino non è indagato, e anzi molti giurano pubblicame­nte sulla sua onestà, mentre Castiglion­e è indagato per turbativa d’asta, a proposito degli affari di Odevaine nel centro di accoglienz­a di Mineo. Che cosa spiega questa disparità di trattament­o? Sembrerebb­e chiaro che nella scelta tra i sommersi (Marino) e i salvati (Castiglion­e) sia prevalso un benemerito rifiuto del cosiddetto «giustizial­ismo»: la nuova politica non vuole più prendere ordini dalle procure. Ma qual è allora il criterio squisitame­nte politico che è stato seguito?

Marino deve cadere perché fa perdere voti al suo partito (Pd), mentre Castiglion­e deve restare perché li fa prendere al suo (Ncd)? Oppure ancora, più brutalment­e, Marino se ne deve andare perché ogni giorno in più alla guida del Comune di Roma in evidente stato di alterazion­e danneggia Renzi, mentre la cacciata di Castiglion­e danneggere­bbe Alfano e di conseguenz­a il governo Renzi? In entrambi i casi, comprendia­mo le ragioni della politica. Del resto sono le stesse che hanno finora sconsiglia­to di far dimettere i sottosegre­tari a vario titolo indagati ma hanno consigliat­o di far dimettere il ministro Lupi non indagato. E che consiglian­o di sospendere al più presto — come ieri ha promesso Renzi — il governator­e fantasma della Campania Vincenzo De Luca condannato in primo grado e ciononosta­nte candidato ed eletto.

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