Rilancio per aziende ristrutturate Intesa e Unicredit al via con Kkr
Oggi la firma per la società comune che si occuperà dei piani di sviluppo
È prevista oggi la firma dell’accordo per dare il via al veicolo comune sui crediti ristrutturati fra Unicredit, Intesa Sanpaolo e e l’operatore internazionale di private equity Kkr di Henry Kravis e George Roberts.
Si tratta della costituzione non di una «bad bank» bensì della prima società che in Italia si occuperà di rilanciare aziende (che inizialmente potrebbero essere sei o sette, non quotate) tornate in bonis dopo la ristrutturazione di un debito che ne bloccava l’attività. La piattaforma prevede che i crediti ristrutturati vengano presumibilmente ceduti dai due istituti, e che le società industriali individuate vengano messe in condizioni di perseguire un turnaround che le porti al rilancio. Kkr, che ha già una consolidata esperienza in questo settore avendo compiuto investimenti su circa un centinaio di imprese solo in Europa, dovrebbe detenere «PartnerRe prosegue la sua campagna irresponsabile per fuorviare in maniera inappropriata i propri azionisti». Così, in una nota, Exor ha scritto in merito alla compagnia riassicurativa quotata a New York, per la quale ha lanciato un’offerta di acquisto. Il consiglio di PartnerRe ha respinto l’offerta di Exor a 137,5 dollari per azione e ha suggerito agli azionisti di sostenere la fusione con Axis. La cassaforte degli Agnelli, presieduta da John la maggioranza del veicolo. Gli interventi potranno essere in equity o quote partecipative e sarà Kkr in modo prioritario a impostare piani, investimenti e governance finalizzati appunto a rilanciare i business delle aziende non più «malate» ma non ancora in grado di ripartire senza un sostegno. La lista delle aziende su cui intervenire è mobile Elkann ( foto), è andata all’attacco: «Più il board di PartnerRe fuorvia i propri azionisti sui meriti dell’offerta di Exor e più è chiaro che la transazione inferiore di Axis manca di sostanza». La proposta, secondo Exor, prevede un prezzo migliore per i soci ordinari, un accordo migliore per i soci privilegio e prospetta un futuro più forte per la compagnia con base alle Bermuda. perché ciascuna può trovare soluzioni alternative, purché sostenibili. E sarà dunque completata con il closing, previsto entro fine luglio.
Unicredit sta poi valutando una revisione del piano industriale al 2018 per studiare « come confrontarsi con il nuovo scenario macroeconomico, con tassi di interesse bassi dal 2015 in poi». Lo ha spiegato l’amministratore delegato della banca, Federico Ghizzoni, nel corso di un incontro con la stampa estera a Milano. «Si tratterà solo di una messa a punto», ha precisato il banchiere, aggiungendo che le decisioni saranno prese entro fine anno. L’istituto punta inoltre a crescere anche fuori dall’Europa rafforzandosi in particolare in Cina, Medio Oriente, Centro e Sud America, «non con acquisizioni, ma attraverso accordi commerciali con istituti locali».