Whirlpool, incentivi per gli esuberi A Caserta le produzioni dalla Polonia
Qualcuno malignamente la descrive come una vera e propria inversione a U per effetto delle mobilitazioni degli operai, gli scioperi negli impianti, la pressione del governo indispettito per quel piano industriale che prevedeva 2mila esuberi tra colletti blu e bianchi e la chiusura di due siti. Fonti aziendali fanno sapere che si tratta soltanto di un «aggiornamento» delle strategie, di un piano che era solo «un punto di partenza». Si dirà: tutto è bene quel che finisce bene. Certo l’epilogo non è ancora scritto, ma la giornata di ieri con la riunione fiume al ministero dello Sviluppo sembra far presagire un’evoluzione positiva della vertenza Whirlpool con la soddisfazione dei sindacati e il plauso della titolare di casa, il ministro Federica Guidi, che parla di « sterzata radicale: mancanza di esuberi, missione industriale solida e una gestione senza licenziamenti».
A conti fatti lo è: zero «esuberi strutturali». Chi andrà via lo farà soltanto se incentivato e se è vicino all’età pensionabile. Chi vuole conservare il posto, invece, resterà a Caserta o sarà trasferito in un’altra sede (è la possibilità per chi da Carinaro propenderà per Napoli).
Nessuna chiusura dello stabilimento casertano dove resteranno oltre 320 addetti sugli 815 strutturali (già da ora l’impianto va a scartamento ridotto e più della metà degli addetti è in cassa integrazione e vicina al pensionamento). Si tramuterà in un polo per le parti di ricambio grazie a un investimento di otto milioni di euro. In altre parole tutta la componentistica degli elettrodomestici destinati ai mercati Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) transiterà per Carinaro per l’assemblaggio. Un salvacondotto, una missione specifica, la pre-condizione che aspettava la regione Campania preoccupata per l’impatto sociale che avrebbe comportato la chiusura della fabbrica. Il cambio di passo a ben vedere lo denota anche la vicenda del vicino sito di Teverola chiuso tempo fa da Indesit e rilevato controvoglia da Whirlpool. Qui il colosso Usa ha messo a disposizione due milioni di euro per far ripartire la catena di montaggio a condizione di trovare un partner industriale. Si tratta dello stesso schema applicato da Whirlpool a Trento dove l’impianto è passato di mano e gli operai sono stati ricollocati.
La cartina di tornasole dell’accordo, che dovrebbe essere suggellato da azienda, governo e sindacati ai primi di luglio (le parti intanto si riaggiorneranno venerdì), sta tutta nella decisione di riportare in Italia circa un milione di pezzi prodotti da Whirlpool tra Turchia, Cina e Polonia. Il «reshoring» sarebbe confermato anche dall’investimento aggiuntivo garantito dall’azienda nel sito di Napoli,