A Torino, dove nasce l’energia (pulita) di domani
Spugne antinquinamento, vetrate solari e idrogeno: accordo tra Politecnico ed Edison per la ricerca
Aun certo punto è salito sul palco anche il rettore del Politecnico di Torino. Presenza, quella di Marco Gilli, non scontata per l’inaugurazione la scorsa settimana di un piccolo laboratorio che sta in periferia. Non scontata ed estremamente eloquente. Perché se è sul centro di ricerca di Trofarello, 20 chilometri a sud del capoluogo piemontese, che Edison ha deciso di puntare per immaginare che forma avrà l’energia del futuro, dell’impresa vuole esserne parte anche l’ateneo cittadino. «Con Edison — spiega Gilli — abbiamo siglato un accordo strategico che faciliterà il trasferimento tecnologico dal mondo accademico a quello dell’impresa. Si tratta per il Politecnico di una nuova maniera di lavorare, più aperta alle esigenze dell’iniziativa privata».
Nato all’inizio degli anni Novanta come laboratorio per lo sviluppo delle tecnologie legate alla mobilità elettrica e allargatosi nel tempo non solo agli aspetti di accumulazione ma anche a quelli della produzione dell’energia, è tuttavia solo ora, con l’inaugurazione dei laboratori dedicati all’oil & gas, che Trofarello ha assunto una definitiva dimensione multidisciplinare. «Bisogna ragionare sul lungo periodo: parliamo di decenni — aggiunge il direttore del centro, Paolo Tosco —. Le attività di ricerca per noi e per la nostra capogruppo Edf sono uno strumento essenziale».
Quindici camici bianchi al lavoro e una grande vetrata fotovoltaica al primo piano in grado d’immagazzinare elettricità durante i picchi di luce per poi restituirla quando serve, Trofarello è a tutti gli effetti la casa dell’energia del futuro. Qui, ad esempio, si studia la durabilità delle fuell cells, le celle a combustibile che trasformano il gas in elettricità e calore attraverso un processo chimico a zero (o quasi) emissioni destinato a mandare in pensione le caldaie a metano. Poi si sfruttano le nanotecnologie per creare una nuova generazione di smart sponges, spugne intelligenti idrofobiche e oleofiliche che, calate in mare, filtrano l’acqua trattenendo solo gli inquinanti. E, infine, nel nuovissimo laboratorio idrocarburi, si analizzano i campioni di rocce prelevati nei giacimenti di gas e petrolio per prevedere i comportamenti del sottosuolo durante le attività di perforazione. Insomma, una cittadella dell’energia intelligente. Che piace, e molto, anche al Politecnico.