Il 20 luglio 1899 cinque siciliani furono impiccati in Louisiana. Vittime dell’odio razzista
Italiani alla forca, senza colpa detto Cyrano. Nell’ultimo Ottocento partono dall’isola — i siciliani al posto dei vecchi schiavi — diretti a New Orleans almeno in centomila per sfuggire alla miseria, in cerca di fortuna, zolfatari, contadini falliti, garibaldini delusi.
Cefalù è un paese con una gran rocca sul mare, una basilica bizantina, il Museo Mandralisca che ospita il Ritratto d’uomo di Antonello da Messina (esposto ora al Palazzo Reale di Milano nella mostra dedicata a Leonardo). Il personaggio del dipinto, dal viso ironico e pungente, reso famoso negli anni sconfitte. A Vicksburg, non lontano da Tallulah, sul Mississippi, si combatté la battaglia campale che doveva decidere le sorti della guerra e ancora decenni dopo sono rimaste le ombre di quella memoria dolente. I latifondisti della Louisiana non vogliono rendersi conto che la legge ha distrutto il loro sistema di vita fondato sul lavoro degli schiavi ubbidienti che seguitano a considerare esseri inferiori, come i siciliani che con i neri hanno rapporti di buona convivenza.
Quella notte d’estate è il segno dell’esplosione di antichi odii e risentimenti. Lo scrittore la fa rivivere con puntiglio. Sono increduli, i cinque destinati alla forca: «Andiamo ragazzi, siamo tutti amici, ci conosciamo da sei anni » , mormora Frank mentre la corda gli ha già stretto il collo.
È un racconto verità il libro di Deaglio in cui il destino di quei cinque è il simbolo atroce della lotta di classe, di culture, di costume. È anche la narrazione della follia vendicatrice del razzismo, della violenza proprietaria, del rifiuto di agire per la giustizia delle autorità italiane, a cominciare dal cavalier console di Vicksburg, per arrivare a coloro che avrebbero dovuto farlo nella patria lontana e dimentica. È anche la storia di un giornalista, Enrico Cavalli, editore e direttore della rivista di New Orleans, «L’Italo americano», che fa invece quel che deve e riesce a farsi dire da un barbiere e da un pittore itinerante i nomi degli autori del linciaggio: Fred Johnson che procurò la corda, Arden Severe che preparò il cappio. A capo di tutto il paese, Mr. Rogers, in nome proprio o dei maggiorenti. La chiave di volta, spiega Deaglio, è però J. Ford Hodge, il medico condotto e coroner che non mosse un dito per impedire quella barbarie.
Un film già fatto quella notte del 1899. Basta soltanto girare la manovella.
Enrico Deaglio (1947), vive tra Torino e San Francisco. Ha lavorato per vari giornali, per Rai 3 e condotto inchieste sulla mafia. Ha pubblicato tra l’altro
(1991) e (2012), editi entrambi da Feltrinelli