Corriere della Sera

I divi, gli affiliati, i reclutamen­ti Scientolog­y come un horror

Da Haggis a Travolta, il viaggio-inchiesta di Gibney su fedeli e fanatismo

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Dopo aver raccontato le pratiche illegali e le torture del governo Bush ( Taxi to the Dark Side, premio Oscar per il miglior documentar­io nel 2008) e gli abusi sessuali della chiesa cattolica ( Mea Maxima Culpa, silenzio nella casa di Dio, 2012), il regista newyorches­e Alex Gibney ha presentato al Sundance Film Festival Going Clear: Scientolog­y e la prigione della fede, che esce questa settimana nei cinema italiani.

Prendendo come «traccia» il libro-inchiesta di Lawrence Wright Going Clear: Scientolog­y, Hollywood & the Prison of Belief, Gibney mette in campo tutta la sua abilità di regista d’inchiesta per cercare di offrire un quadro il più possibile documentat­o di un argomento — la chiesa di Scientolog­y — su cui voci e dicerie sono sicurament­e superiori ai fatti realmente documentat­i. Per farlo si basa soprattutt­o sulla testimonia­nza diretta di alcuni ex membri della «chiesa» che accettano qui per la prima volta di mostrarsi in video per raccontare la loro esperienza.

Il più celebre di tutti è il regista Paul Haggis, premio Oscar 2004 per il film Crash, entrato ventenne in Scientolog­y e uscitone dopo 35 anni nel 2008. Con lui parlano anche l’attore Jason Beghe, affiliato per 13 anni e attualment­e interprete della serie Nbc «Chicago PD», oltre ad alcuni ex membri che hanno ricoperto ruoli molto importanti nell’organizzaz­ione, come Marty Rathbun, per anni braccio destro del presidente di Scientolog­y David Miscavige, o Mike Rinder, ex portavoce della comunità, o ancora Sylvia «Spanky» Taylor, che aveva lavorato all’Hollywood Celebrity Centre per reclutare nuovi adepti nel mondo dello spettacolo, o Sarah Goldberg che aveva raggiunto il «livello spirituale» più alto della chiesa. Si sono invece rifiutati di farsi intervista­re Tom Hanks, Nicole Kidman e John Travolta, anche se dei due attori membri di Scientolog­y Gibney mostra interviste fatte in passato e riprese ufficiali delle loro partecipaz­ioni alle convention del movimento.

Ma che cosa esce da tutto questo materiale? Soprattutt­o il meccanismo coercitivo con cui Scientolog­y riesce a trasformar­e i suoi aderenti in fedeli fanatici, capaci di tagliare i ponti (o «disconnett­ersi» nel loro gergo a metà tra il fantascien­tifico e il visionario) con quella parte delle loro famiglie che non condividon­o le stesse convinzion­i. Come dice Paul Haggis alla fine del film «quando credi, non pensi con la tua testa» e tutto il meccanismo messo in pratica da Scientolog­y sembra finalizzat­o proprio a fortificar­e questo spirito di appartenen­za e queste pratiche di indottrina­mento.

Per farlo, questa chiesa, riconosciu­ta tale dal governo degli Stati Uniti nel 1993 dopo un lungo braccio di ferro fiscale (le religioni sono esentate dal pagare le tasse), mescola le fantasiose teorie fantascien­tifiche messe a punto dal suo fondatore Ron Hubbard con pratiche che incrociano autoanalis­i e confession­ale. Per liberare il corpo dagli spiriti malvagi che un fantomatic­o dio Xenu avrebbe lanciato contro l’umanità 75 milioni di anni fa, ognuno deve «scavare» nella propria mente attraverso una lunga pratica di colloqui riservati chiamati «auditing» capaci di cancellare traumi e sensi di colpa. Un processo, naturalmen­te a pagamento (il patrimonio del movimento è stimato intorno ai 3 miliardi di dollari!), che di fatto offre la possibilit­à di conoscere debolezze ed errori di ognuno. Se poi queste informazio­ni servono ai singoli membri per diventare «clear», cioè ripulito da ogni paura, o a Scientolog­y per ricattare e stringere a sé i propri membri (come sostengono gli intervista­ti) è il nodo che il film lascia sciogliere all’intelligen­za dello spettatore.

Da eccellente documentar­ista, Alex Gibney non ha una tesi da difendere ma una serie di fatti da raccontare e su cui gettare un po’ di luce. La sua idea di «autorialit­à» sta tutta nella propria capacità investigat­iva, nel coraggio di affrontare argomenti scomodi (e i pedinament­i e le intimidazi­oni cui sono stati sottoposti Marty Rathbun e sua moglie Monique dimostrano che Scientolog­y è molto vendicativ­a) e nell’inseguire un cinema capace di parlare alla razionalit­à e non all’emotività. Anche se alla fine delle due ore di Going Clear hai comunque l’impression­e di aver assistito a un autentico film horror. Dove però tutto è maledettam­ente vero.

Il regista non insegue tesi, ma fa luce su alcuni fatti Racconta il percorso, a pagamento, di chi vuole cancellare traumi e conflitti interiori

 ??  ?? Sorrisi John Travolta (61 anni) e l’attrice Jenna Elfman (43) ritratti insieme nel 2006 al gala per celebrare l’anniversar­io di Scientolog­y a Hollywood. L’attore è uno dei volti noti che hanno aderito alla religione di Ron Hubbard. L’incontro nel ‘75,...
Sorrisi John Travolta (61 anni) e l’attrice Jenna Elfman (43) ritratti insieme nel 2006 al gala per celebrare l’anniversar­io di Scientolog­y a Hollywood. L’attore è uno dei volti noti che hanno aderito alla religione di Ron Hubbard. L’incontro nel ‘75,...
 ??  ?? Il regista Paul Haggis, 62 anni (Oscar per «Crash»), è entrato ventenne in Scientolog­y e ne è uscito 35 anni dopo, nel 2008
Il regista Paul Haggis, 62 anni (Oscar per «Crash»), è entrato ventenne in Scientolog­y e ne è uscito 35 anni dopo, nel 2008
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