UN CORSARO AL «CORRIERE» GLI ARTICOLI DI PASOLINI
Pier Paolo Pasolini viene descritto da Wikipedia come poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo ed editorialista. Mi interessa particolarmente il suo rapporto come editorialista del Corriere con il giornale per cui scriveva. Che ci può dire al riguardo? Cara Signora, a vicenda è nota, ma merita di essere ricordata. Occorre, tuttavia, una premessa. Pasolini non fu mai «editorialista» del Corriere, vale a dire uno scrittore di note, commenti e riflessioni che contribuiscono a definire la linea del giornale. Quando ne divenne direttore, nel 1972, Piero Ottone decise che il Corriere sarebbe stato più vario e vivace se avesse aperto le sue colonne ad alcune tribune in cui l’autore avrebbe liberamente espresso le sue opinioni su temi che gli erano particolarmente cari. Invitò fra gli altri Pasolini, scrittore già molto noto e discusso, ma non lo incontrò mai di persona ed ebbe con lui una sola conversazione telefonica quando dovette dirgli che l’ultimo articolo giunto in redazione avrebbe probabilmente provocato una querela e che era meglio non pubblicarlo. Pasolini capì e non sollevò obiezioni.
I contatti con il collaboratore li teneva Gaspare Barbiellini Amidei, allora vicedirettore del Corriere. Fu Barbiellini, in un giorno privo di notizie
Limportanti, che propose a Ottone di pubblicare un articolo di Pasolini in prima pagina. La cosa fece aggrottare molte ciglia e convinse qualche lettore che Ottone aveva simpatie comuniste. Ma Pasolini apparteneva a una sinistra eretica che il Pci considerava con una certa diffidenza ed era, per di più, una sorta di anti Ottone. Mentre il direttore del Corriere era liberale, realista, grande estimatore della democrazia britannica e poco incline alle elucubrazioni intellettuali, Pasolini era uno scrittore alquanto cerebrale, testimone arrabbiato e pessimista delle trasformazioni della società italiana. Se vuole leggere gli articoli pubblicati dal Corriere, cara Signora, ne troverà quindici in un libro intitolato Scritti corsari, pubblicato da Garzanti nel 1975 (l’anno della morte) e ancora in libreria con una prefazione di Alfonso Berardinelli. Fra gli articoli che suscitarono maggiori discussioni, le segnalo quello sui «jeans Jesus», che si vendevano sul mercato dell’abbigliamento con lo slogan «Non avrai altri jeans all’infuori di me», e quello sulla scomparsa delle lucciole, uccise secondo Pasolini dalla modernità. Vi troverà un’eco dei temi maggiormente discussi nell’Italia degli anni Settanta. Quanto alle lucciole, i timori di Pasolini erano giustificati, ma le sue previsioni furono forse troppo pessimistiche: le lucciole, fortunatamente, non sono state interamente distrutte e potrebbero sopravvivere.