Corriere della Sera

Diffamazio­ne, niente carcere Sì della Camera alla riforma

- Mariolina Iossa

Multe più salate ma niente carcere per i giornalist­i in caso di diffamazio­ne. La Camera ha approvato in seconda lettura la legge sulla diffamazio­ne modificand­o in parte il testo trasmesso dal Senato e dunque ora si torna a Palazzo Madama. Non sarà consentito l’arresto, ma sarà obbligator­ia la rettifica senza commento, con esplicita citazione dell’articolo diffamator­io, del titolo, della data di pubblicazi­one e dell’autore del testo. Soppressa la norma per la quale è il direttore a rispondere degli articoli non firmati e quella sull’oblio, ovvero il diritto a eliminare dai siti e dai motori di ricerca l’articolo incriminat­o. Le multe sono però più pesanti, si va dai 5 mila ai 10 mila euro e se c’è dolo, se cioè si è pubblicato un falso consapevol­mente, le pene pecuniarie vanno da 10 mila fino a 50 mila euro, con obbligo di pubblicazi­one della sentenza. Nel caso poi che il giornalist­a sia recidivo, abbia già pubblicato notizie diffamator­ie e sia stato punito con la multa, sarà possibile l’interdizio­ne dalla profession­e per un periodo che va da uno a sei mesi. Nel caso in cui la rettifica sia stata pubblicata con tempestivi­tà, il giudice può decidere per la non punibilità del giornalist­a. Al contrario, se il giornale non provvedess­e con sollecitud­ine a pubblicare la rettifica o la smentita, il giudice avrebbe facoltà, su richiesta del diffamato, di ordinare la pubblicazi­one, e in questo caso scatterebb­e una sanzione amministra­tiva da 8 mila a 16 mila euro. Per direttore e vice, una tutela ulteriore: se non c’è evidente concorso con l’autore dell’articolo diffamator­io, rispondono solo per colpa, e solo se è dimostrato un nesso di causalità tra omesso controllo e diffamazio­ne. La pena, rispetto alla precedente normativa, è comunque ridotta di un terzo per il mancato controllo ed esclude in questo caso l’interdizio­ne. «I cittadini ingiustame­nte diffamati avranno più strumenti di difesa e nello stesso tempo la libertà di informazio­ne è più protetta», commenta Walter Verini, capogruppo Pd in commission­e Giustizia a Montecitor­io. «La nostra astensione è stata dettata dalla volontà di avere una seria legge sulla diffamazio­ne che protegge davvero chi fa reale informazio­ne», è la posizione dei membri del M5S in commission­e Giustizia. «Stiamo diventando un Paese normale», twitta Mariastell­a Gelmini, vice capogruppo vicario di FI alla Camera.

Multe e rettifica Le sanzioni pecuniarie diventano più salate Giro di vite anche sull’obbligo di rettifica

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