D’Alimonte: un baby Nazareno sul premio di coalizione
«Il leader di FI potrebbe garantire i voti sulla riforma costituzionale e ottenere un nuovo Italicum»
Dice cose che milioni di italiani aspettavano si decidesse a dire un politico».
Il difficile arriva adesso: fargli trovare un accordo con Silvio Berlusconi.
«La prospettiva politica c’è, i due hanno parecchi punti in comune». Tipo? «Economia: entrambi sono d’accordo che l’oppressione fiscale è diventata insopportabile, è necessario introdurre la flat tax. Spesa pubblica: comincerebbero a tagliare i costi improduttivi dello Stato da domani
Il professor Roberto D’Alimonte, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche alla Luiss, è considerato un padre della nuova legge elettorale, o Italicum. Due giorni fa ha scritto che — nonostante la faticosissima approvazione — si potrebbe anche ritoccare. Non più premio di molti seggi alla lista (partito) che vince, ma premio alla coalizione.
Professore, questa sua uscita ha destato stupore.
«Innanzitutto, la verità sul “padre della riforma”. Ho contribuito, su richiesta di Renzi, da tecnico, a disegnare l’Italicum. Il punto chiave per me è il secondo turno, il ballottaggio fra le due formazioni più votate, che consegna ai cittadini la scelta del premier».
Lei non si occupò di premi di lista o premi di coalizione?
«No. Ma la prima versione della legge prevedeva il premio alla coalizione. Poi Renzi convinse Berlusconi a trasformarlo in premio alla lista e Berlusconi sorprendentemente accettò».
Ora — lei dice — torniamo al premio di coalizione.
«Premessa: non ho fili diretti con Renzi né con Berlusconi. Il mio ragionamento ha vari passaggi. Primo: l’Italicum senza riforma costituzionale non serve a nulla. Sarebbe assurdo votare per la Camera con il maggioritario a due turni e per il Senato con il proporzionale stabilito dalla Corte Costituzionale. Ci vuole la riforma del Senato per far funzionare l’Italicum». Quindi? «Renzi ha oggi i voti al Senato per far approvare la riforma costituzionale? Non lo sappiamo. Metterà la fiducia? Su una legge costituzionale non è mai accaduto...».
Supponiamo che abbia i numeri.
«In questo caso, la riforma del Senato viene varata e l’Italicum non si tocca. Per me andrebbe benissimo così, con premio di lista, che è molto meglio del premio alla coalizione».
Ma se — come lei ipotizza — Renzi non ha i numeri?
«Allora, come intuisco da dichiarazioni di Berlusconi, si può pensare a un “patto del Nazareno-baby”, limitato a questo: Berlusconi offre i voti per la riforma costituzionale, in cambio del premio di coalizione nell’Italicum».
Premio di coalizione strutturato come?
«Due condizioni: soglie uniche per tutti al 3 o 4 per cento e non utilizzo dei voti dei partiti che restano sotto la soglia, per evitare coalizioni-caravanserraglio con partiti come “No tasse” o “Forza Milan”».
Adesso sono in molti favorevoli al premio di coalizione.
«Berlusconi si rende conto che un listone unico con la Lega è di difficile realizzazione: meglio uniti, ma ciascuno con propri simboli e candidati. Per Salvini, discorso simile. La sinistra pd potrebbe creare un partito alleato di Renzi».
Anche Renzi sarebbe per cambiare?
«Credo che Renzi cercherà di non toccare l’Italicum e di trattare sulla riforma costituzionale, introducendo una specie di elezione diretta dei senatori. Se non riesce, tratterà anche sull’Italicum».
Grillo potrebbe dire che si vuole cambiare l’Italicum perché sarebbe il suo partito lo sfidante del Pd.
«Certo, anche se ha sempre sparato a zero sull’Italicum...».
Non si cambia una legge elettorale in base ai risultati elettorali, è d’accordo?
«Assolutamente sì. Il problema è un sistema elettorale che funzioni. L’Italicum è una buona legge, permette governabilità e rappresentatività. Ma senza abbinamento con la riforma costituzionale siamo nel pantano».
Senza l’intervento sul Senato la legge elettorale non ha senso E siamo sicuri che il premier avrà i numeri per cambiare la Carta?