Corriere della Sera

PAURA DEL NEMICO VICINO DI CASA

FRANCIA Isère Attacco alla centrale del gas, fermato dai pompieri

- Di Massimo Nava

Propaganda, proselitis­mo e consenso: il pericolo, in Francia, si annida nelle periferie delle metropoli.

Secondo quanto ha raccontato la moglie, poi arrestata, la giornata di Yassin Salhi ieri mattina è cominciata come sempre. È uscito dalla sua casa di Saint Priest, nella periferia di Lione, intorno alle 7, per andare a lavorare presso l’azienda di trasporti e consegne «ACT Transport» di Chassieu, dove era stato assunto a marzo. Ha preso il furgone che usa abitualmen­te, sul quale è salito anche il suo datore di lavoro, Hervé Cornara, 54 anni, e si è diretto verso Saint-Quentin-Fallavier.

Vittima e carnefice si conoscevan­o bene: era stato Hervé ad assumere Yassin dopo che questi era arrivato da Besançon, a dicembre 2014. È probabile che il terrorista e padre di famiglia — tre figli — abbia ucciso Cornara prima di arrivare alla sua destinazio­ne, lo stabilimen­to chimico della società americana «Air Products» classifica­to come «Seveso», cioè disciplina­to da particolar­i misure di sicurezza. L’orrore della detrasport­are capitazion­e islamica arriva per la prima volta in Europa qui, nel luogo più anonimo e meno prevedibil­e: un’azienda immersa in una desolata zona industrial­e a mezz’ora d’auto dal centro di Lione.

Secondo la ricostruzi­one del procurator­e di Parigi François

In attesa Molins, basata sulle registrazi­oni di due videocamer­e di sorveglian­za, alle 9 e 28 il furgone condotto da Salhi arriva all’ingresso della « Air Products». L’uomo suona, gli viene aperto «come è naturale», precisa il procurator­e: Salhi è conosciuto, gli capita spesso di materiale in quell’azienda. Il furgone avanza lungo il muro, e dalle 9.28 alle 9.35 sparisce dall’occhio delle videocamer­e. Una fonte vicina all’inchiesta ritiene che in questo breve lasso di tempo Salhi abbia raggiunto l’estremità dello stabilimen­to, all’opposto dell’entrata, e compiuto la macabra messa in scena: attacca la testa della vittima al cancello, una catena intorno al collo, e pone ai suoi lati due bandiere nere con iscrizioni bianche in arabo che sono, spiega il procurator­e, «la Chahada, la profession­e di fede islamica». Nessun riferiment­o esplicito all’Isis.

Non è chiaro quando esattament­e sia stato decapitato Hervé Cornara. Gli esami diranno se «ante o post mortem», cioè se la testa gli è stata tagliata quando era ancora vivo.

Ore 9.35: il furgone torna a essere ripreso dalle videocamer­e. Lo si vede accelerare verso le bombole di acetone e gas stoccate in uno dei due hangar della « Air Products » . Alle 9.36 l’esplosione, e il parziale fallimento della missione terroristi­ca. Yassin Salhi sperava di fare saltare in aria tutto lo stabilimen­to, e provocare uno scoppio gigantesco che avrebbe ucciso lui e la quarantina di persone che ieri mattina lavoravano nell’azienda. Il suo era un attacco kamikaze, voleva morire da martire della jihad e raggiunger­e il paradiso. Invece disintegra il tetto dell’hangar, distrugge la parte anteriore del furgone, provoca due feriti leggeri, ma niente di più.

L’esplosione però è sufficient­e perché venga dato l’allarme. Alle 9.37 la chiamata d’urgenza ai pompieri che arrivano dopo soli quattro minuti, alle 9.41. Alle 10, secondo gli orari forniti dal procurator­e Molins, due pompieri sorprendon­o Salhi mentre cerca di aprire delle bombole di acetone. Dopo una breve lotta il terrorista viene neutralizz­ato, i gendarmi arrivati nel frattempo lo arrestano. Una dozzina di dipendenti della «Air Products», sotto

La vittima Era il suo datore di lavoro: sono saliti insieme sul furgone che usavano sempre

choc, vengono affidati alle cure degli psicologi. Gli agenti trovano la testa tagliata e le bandiere attaccate al cancello e nella zona dell’hangar, a molti metri di distanza, accanto al furgone, il coltello verosimilm­ente servito per la decapitazi­one, e il resto del cadavere. «Lavoro per lui da anni — dice alla radio Rtl Muriel, una dipendente, in lacrime —. Gli voglio molto bene. Una persona gentile, con sua moglie formava una bella coppia. Simpatico, conciliant­e, corretto. Un uomo adorabile». Per gli investigat­ori Yassin Salhi, già schedato dai servizi segreti perché islamista radicale, ha agito da solo. Agli arresti ci sono lui, moglie, sorella e un’amica.

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(Ap) Due persone vicino al luogo dell’aggression­e a Saint-Quentin-Fallavier

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