Corriere della Sera

Quell’estetica razionalis­ta che sopravvive a tutte le mode

Un libro ripercorre la storia di Panerai, entrato nell’olimpo dei 15 marchi di orologi più venduti al mondo

- Michela Proietti

«Fino agli albori del XX secolo non era mai successo che l’uomo fosse sportivo e la donna abbronzata... la società del benessere scopriva il nuovo modo di vivere, sbottonava la camicia e spostava l’orologio dal taschino al polso». Con la consueta verve Philippe Daverio racconta di come, nel cambiament­o generale, anche Panerai si convertiva a fine ‘800 alla dolcezza del vivere.

È sua la penna che firma uno dei cinque capitoli del libro «Panerai» (Marsilio) in uscita il 2 luglio. Un racconto, diviso per sezioni, che ripercorre la storia di un marchio dell’eccellenza italiana, diventato icona. «Ci sono cose che invecchian­o — spiega il critico d’arte —. Altre che sono sempre giovani, come la Barcelona di Mies Van der Rohe, disegnata nel 1929, o i desert-boots del 1910, che i ragazzi indossano come se fossero disegnati ieri».

Tra queste Daverio include anche Panerai. «Un perfetto incrocio tra arte e design. Non è lo sfizio fighettino da polso, ha un’estetica razionalis­ta». Alla stesura del volume, realizzato con la Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, hanno partecipat­o anche Paolo Galluzzi, Direttore del Museo Galileo di Firenze, Giampiero Negretti, storico dell’orologeria, Simon de Burton, esperto di alta orologeria, e lo scrittore Fabio Pozzo. I racconti dei cinque autori sono accompagna­ti da splendide immagini. «Tra i miei capitoli preferiti c’è quello che spiega la sofisticat­ezza del meccanismo: viviamo in un’epoca in cui non conta il contenuto, ma l’involucro. Leggendo capiamo la vita interiore complessa e preziosa di un oggetto».

Per il marchio, dopo la riapertura della bottega storica di Firenze e la strategia di ampliament­o che prevede aperture a Miami, New York e Hong Kong, si tratta di un nuovo traguardo. «Ritenevo che nel mondo del digitale fosse importante avere un libro di carta stampata che ci raccontass­e», spiega Angelo Bonati, ceo di Officine Panerai.

L’intento, come racconta il manager che ha portato il marchio nell’olimpo dei 15 marchi di orologeria più venduti, non è celebrativ­o, ma narrativo. «Abbiamo scelto penne diverse che dal loro singolo punto di vista hanno raccontato Firenze, il mare, il design: non è un libro solo per “paneristi”, ma trasversal­e, pensato per avvicinare potenziali clienti. Lo ritengo uno splendido regalo estivo, perfetto anche per contraccam­biare un invito al mare o in barca».

 ??  ?? Firenze L’interno del negozio Alinari di via Tornabuoni: è la Firenze del 1910, in cui si affaccia il mito Panerai
Firenze L’interno del negozio Alinari di via Tornabuoni: è la Firenze del 1910, in cui si affaccia il mito Panerai
 ??  ?? 1940 Il Radiomir 1940, collezione del Museo Panerai. L’orologio iconico di Officine Panerai è il Luminor
1940 Il Radiomir 1940, collezione del Museo Panerai. L’orologio iconico di Officine Panerai è il Luminor

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