Quell’estetica razionalista che sopravvive a tutte le mode
Un libro ripercorre la storia di Panerai, entrato nell’olimpo dei 15 marchi di orologi più venduti al mondo
«Fino agli albori del XX secolo non era mai successo che l’uomo fosse sportivo e la donna abbronzata... la società del benessere scopriva il nuovo modo di vivere, sbottonava la camicia e spostava l’orologio dal taschino al polso». Con la consueta verve Philippe Daverio racconta di come, nel cambiamento generale, anche Panerai si convertiva a fine ‘800 alla dolcezza del vivere.
È sua la penna che firma uno dei cinque capitoli del libro «Panerai» (Marsilio) in uscita il 2 luglio. Un racconto, diviso per sezioni, che ripercorre la storia di un marchio dell’eccellenza italiana, diventato icona. «Ci sono cose che invecchiano — spiega il critico d’arte —. Altre che sono sempre giovani, come la Barcelona di Mies Van der Rohe, disegnata nel 1929, o i desert-boots del 1910, che i ragazzi indossano come se fossero disegnati ieri».
Tra queste Daverio include anche Panerai. «Un perfetto incrocio tra arte e design. Non è lo sfizio fighettino da polso, ha un’estetica razionalista». Alla stesura del volume, realizzato con la Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, hanno partecipato anche Paolo Galluzzi, Direttore del Museo Galileo di Firenze, Giampiero Negretti, storico dell’orologeria, Simon de Burton, esperto di alta orologeria, e lo scrittore Fabio Pozzo. I racconti dei cinque autori sono accompagnati da splendide immagini. «Tra i miei capitoli preferiti c’è quello che spiega la sofisticatezza del meccanismo: viviamo in un’epoca in cui non conta il contenuto, ma l’involucro. Leggendo capiamo la vita interiore complessa e preziosa di un oggetto».
Per il marchio, dopo la riapertura della bottega storica di Firenze e la strategia di ampliamento che prevede aperture a Miami, New York e Hong Kong, si tratta di un nuovo traguardo. «Ritenevo che nel mondo del digitale fosse importante avere un libro di carta stampata che ci raccontasse», spiega Angelo Bonati, ceo di Officine Panerai.
L’intento, come racconta il manager che ha portato il marchio nell’olimpo dei 15 marchi di orologeria più venduti, non è celebrativo, ma narrativo. «Abbiamo scelto penne diverse che dal loro singolo punto di vista hanno raccontato Firenze, il mare, il design: non è un libro solo per “paneristi”, ma trasversale, pensato per avvicinare potenziali clienti. Lo ritengo uno splendido regalo estivo, perfetto anche per contraccambiare un invito al mare o in barca».