Corriere della Sera

La rivolta e la rassegnazi­one Quei corpi di donne in prima linea

- Di Maria Serena Natale msnatale@corriere.it

Dopo gli spari, il sangue sulla sabbia, la velocità forsennata e la morte a bordo piscina resta la fissità senza scampo delle immagini. La storia parallela di comparse e testimoni, come le due donne delle foto qui accanto. La donna che si scaglia contro un sospetto complice dell’attentator­e di Sousse in Tunisia, la donna prelevata dalla polizia nel quartiere dell’assassino di Saint-Quentin-Fallavier in Francia. La prima è minuta, le braccia tese ad afferrare l’uomo che cerca di difendersi a capo chino, i capelli raccolti all’indietro, il volto contratto nello sforzo, i denti stretti per la rabbia. Indossa abiti occidental­i, jeans, camicia e t-shirt che non danno scandalo nella laica Tunisia presa di mira dagli estremisti. La seconda, appartenen­te alla rete familiare di Yassin Salhi, il predicator­e convertito autore dell’attacco alla fabbrica, avanza coperta da un lenzuolo dal quale spuntano le gambe della bimba che porta sulle spalle, il corpo trascinato come un peso, madre e figlia unite in un’unica forma indistinta. Ribellione e rassegnazi­one. Lo scatto d’ira e l’accettazio­ne di un destino forse scelto, forse subìto. Due volti, un enigma, la donna nel mondo islamico. Se il corpo è il primo spazio politico, la liberazion­e dall’oscurantis­mo dovrà passare dall’emancipazi­one femminile, dalla riappropri­azione di quel corpo «consegnato» al volere altrui, come sanno — e temono — i talebani che negano l’istruzione alle bambine, i fanatici che coprono il volto delle loro donne, gli ideologi che riducono l’identità femminile al ruolo di spose e madri di martiri. Il futuro, in un mondo sconvolto dal fanatismo che riduce la religione a strumento d’oppression­e, appartiene alle donne che appena superati i confini dello Stato islamico lasciano esplodere la vitalità dei corpi e i colori degli abiti proibiti togliendos­i un velo non scelto consapevol­mente ma imposto, che combattono per il diritto allo studio, che alzano la voce e le mani contro l’abuso e la sorda legge della violenza.

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