Speranza rilancia il dissenso pd Reichlin: non siate una setta Poi si scatena contro il premier
«Noi vogliamo bene al Pd, ma non si può abusare all’infinito del nostro senso di responsabilità. É sbagliato uscire dal partito, ma serve una nuova ripartenza». Roberto Speranza guida la carica della minoranza pd. Lo fa in un’assemblea fondativa del processo che dovrà portare all’unificazione della sua area con la sinistra dem di Gianni Cuperlo. Ad applaudirlo, in un centro congressi di via Margutta ci sono anche vecchi big come Pier Luigi Bersani, che rimane un passo indietro per non esporre la minoranza all’accusa di rispolverare i soliti nomi ( assenti Rosy Bindi e Massimo D’Alema, a un matrimonio).
«Si è rotto un patto con gli elettori — dice Speranza — e tocca a noi dare una risposta». Il «noi» fa capo anche a Gianni Cuperlo, che vorrebbe «patti federativi dentro, ma anche fuori dal Pd»: «Dobbiamo accelerare. A metà luglio ci sarà un incontro di sinistra dem. E a ottobre faremo una grande assemblea insieme». Prima non si starà fermi: «Possiamo già collaborare nei gruppi pd e lanciare anche un seminario su Europa e sovranità».
Speranza rivendica le dimissioni da capogruppo: «Non sono pentito». E racconta i «tre grandi errori» di Renzi: il Jobs act, «fatto contro il mondo del lavoro, insultando i sindacati»; la riforma della scuola; e la legge elettorale, «un errore gravissimo che può provocare disastri». Ma quello che non va è la linea di Renzi, «che punta a dividere»: «Matteo sbaglia a parlare male della sinistra, perché sega l’albero su cui è seduto. Deve cambiare rotta». Per Speranza occorre ricostruire un centrosinistra che «è stato raso al suolo»: «L’autosufficienza è irrealistica». Speranza chiede a Renzi di accelerare su fisco, ius soli, diritti civili. E spiega che il Pd «non può essere il megafono di Palazzo Chigi».
Nel pubblico ci sono Alfredo D’Attorre e Miguel Gotor. E c’è Vasco Errani, un po’ defilato, riemerso dopo l’annullamento della sua condanna: «Darà un contributo al Pd» annuncia Speranza. Poi parla Cuperlo: «Non siamo la stampella di Renzi». La sinistra europea, dice, «pare un fantasma, è priva di passioni: non ha mai conosciuto una parabola più modesta». Cuperlo ne ha anche per i renziani critici (anche Speranza affonda contro «i renziani dell’ultima ora»): «Chi leviga gli spigoli o mette a posto il mobilio sbaglia». Poi cita Gianni Rivera: «Prima i fuoriclasse lanciavano la palla sul piede dell’avversario. Lui lanciava la palla in una zona del campo dove non c’era nessuno e dove però arrivava l’attaccante. La sinistra deve imitarlo».
Tra gli interventi più applauditi, quello di uno storico dirigente, Alfredo Reichlin, che prima mette in guardia la minoranza: «Non siate una setta». E poi è durissimo con Renzi: «Il suo sbaglio drammatico è stato quello di creare un partito personale, trasformista. È anche ignorante, non si possono asfaltare i valori. É da stupido pensare di giocare con la destra come il gatto con il topo». L’ultimo colpo lo dà Flavio Zanonato, che paragona Renzi al Sordi del Marchese del Grillo: «Io so’ io e voi non siete...».
Dai « renziani dell’ultima ora», fondatori con Maurizio Martina della corrente Sinistra è cambiamento, arriva la risposta di Matteo Mauri: «Questo è tatticismo autoreferenziale».
2
3