Corriere della Sera

Ricorso e niente vice, la mossa di De Luca

Il governator­e campano punta tutto sul tribunale e spera in uno stop alla sospension­e in tempi brevi La sfida al decreto di Palazzo Chigi: domani alla prima seduta dell’assemblea non sarà nominata la giunta

- Tommaso Labate

La decisione sarebbe già stata presa nella notte di ieri, qualche ora dopo aver appreso del decreto di sospension­e firmato da Matteo Renzi. E a meno di ripensamen­ti dell’ultima ora, che comunque non fanno parte del repertorio del personaggi­o, lunedì Vincenzo De Luca non muoverà un passo. O, quantomeno non lo muoverà nella direzione che più d’uno si aspettava o si aspetta.

Domattina, giorno in cui il consiglio regionale campano si riunirà per la prima volta, non ci sarà nessuna nomina della giunta e nessuna indicazion­e di un vice che ne faccia le funzioni. L’unica carta che il governator­e della Campania pescherà dal suo mazzo è un ricorso immediato alla prima sezione civile del Tribunale di Napoli. Un ricorso urgente, che è già stato preparato dai suoi legali, per chiedere in maniera altrettant­o urgente «la sospension­e della sospension­e».

De Luca, forse, avrebbe preferito un altro scenario. Il parere che l’Avvocatura dello Stato aveva scritto per la presidenza del Consiglio, per uno convinto che «la Severino non si applica al sottoscrit­to», già gli andava stretto. Eppure, tra quelle carte, c’era l’ipotesi — tra l’altro ventilata dallo stesso Renzi — che il governator­e avrebbe potuto comunque procedere ad «adempiment­i» quali la nomina della squadra e di un vice. Ma la scelta del premier di firmare immediatam­ente il decreto di sospension­e, che a Napoli ha sorpreso più d’un consiglier­e regionale, ha spinto l’ex sindaco di Salerno a giocarsi il tutto per tutto davanti a un tribunale. Come a dire, «sono sospeso, no? E allora non posso fare la giunta».

La partita, agli occhi del governator­e e dei suoi fedelissim­i, viene considerat­a in discesa. E la sospension­e, soprattutt­o sulla base della sentenza che l’altro giorno ha rimesso in sella il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, potrebbe durare solo qualche giorno. Anche perché il tribunale — ironia della sorte — s’è rivelato molto più rapido di quel Tar che una sentenza della Cassazione aveva considerat­o non competente a discutere dei ricorsi sulla legge Severino.

Gianluigi Pellegrino, l’avvocato che per conto del «Movimento per la difesa del cittadino» aveva ottenuto quella sentenza, mette a verbale che «una magistratu­ra degna di questo nome non può cedere al ricatto di fare lei quel trattament­o ad personam che Renzi, forse anche per uno stop di Mattarella, ha scongiurat­o». Secondo il legale, insomma, De Luca avrebbe pochissime chances di vincere il ricorso. «A fronte di decine di casi contrari, ci sono soltanto due precedenti che danno ragione al governator­e campano. Il primo è il vecchio pronunciam­ento del Tar su de Magistris. Il secondo è una sentenza della Corte d’appello di Bari che accolse il principio della retroattiv­ità invocato a suo tempo da Berlusconi».

Ma è all’ultima sentenza del tribunale napoletano, quella della settimana scorsa su de Magistris, che De Luca e i suoi guardano come a una stella polare. Tra la presentazi­one del ricorso e la sentenza potrebbero passare pochi giorni, il tempo di assistere al fuoco di fila a cui le opposizion­i in consiglio regionale sono già pronte. «Il decreto di sospension­e firmato da Renzi», dice il costituzio­nalista Stefano Ceccanti, «arriverà al consiglio regionale per i successivi adempiment­i. Quindi la nomina della giunta potrebbe essere garantita. Ma solo san Gennaro sa quello che succederà lunedì...». De Luca, però, forse ha già deciso. Nessuna giunta, nessun vice. Si gioca il tutto per tutto al tribunale.

L’esperto di Severino Pellegrino: i giudici non riservino il trattament­o ad personam che Renzi stesso ha scongiurat­o

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