Cdp e la spinta del premier sulla banda larga Bassanini: ma non ci ha mai chiesto Telecom
Non conosciamo ancora le motivazioni ufficiali che hanno portato il governo a decidere la staffetta anticipata al vertice della Cassa depositi e prestiti e non sappiamo quale sarà la sua nuova mission. Ovvero quali saranno le discontinuità sostanziali che la gestione Costamagna-Gallia sarà chiamata ad implementare rispetto al vecchio corso incarnato dal duo Bassanini-Gorno Tempini. Ma dalle dichiarazioni rilasciate ieri, proprio da Franco Bassanini al convegno dei Cavalieri del Lavoro, abbiamo qualche elemento in più che può costituire quantomeno una traccia. Il presidente uscente della Cdp, che andrà a ricoprire il ruolo di senior advisor a Palazzo Chigi, ha spiegato che Matteo Renzi non ha intenzione di arrivare alle elezioni del 2018 con l’attuale digital score negativo del nostro Paese e per questo vuole agire per tempo. Si capisce che il premier considera un deciso avanzamento del piano per la banda ultralarga e il recupero di posizioni nella classifica europea di settore «un buon argomento di campagna elettorale». Di conseguenza sarà questo il focus dell’attività della nuova Cdp. Bassanini ha detto che la significativa presenza della francese Vivendi in Telecom non è una condizione di per sé negativa visto che lo Stato ha i suoi strumenti per garantire gli asset strategici e ha anche auspicato che la dirigenza Telecom possa partecipare al processo di implementazione del piano senza che si creino conflitti con Metroweb, di cui lo stesso Bassanini è presidente. Sfoggiando le sue arti diplomatiche, Bassanini ha provato a spiegare persino la dinamica della sua defenestrazione. Essendosi chiuso — con successo — il piano industriale elaborato in precedenza e volendo Palazzo Chigi imprimere una discontinuità, Renzi avrebbe pensato di accorciare i tempi e affidare a Costamagna un mandato lungo. Che — si intuisce — porti all’elaborazione di un nuovo piano industriale e a centrare il target 2018. Il presidente uscente ha anche rivelato dettagli inediti: il governo non ha chiesto a Cdp di entrare nel capitale di Telecom. «In passato però era capitato che i governi Monti e Letta ci chiedessero di entrare in Montepaschi e Alitalia e in entrambe le occasioni abbiamo detto no. Renzi non ce l’ha chiesto per Telecom». Ha preferito decapitare il vertice, aggiungeranno i maliziosi. Infine per l’Ilva Bassanini ha escluso che la Cdp possa essere coinvolta direttamente e ha detto di essere stato lui stesso ad escogitare per Taranto l’idea di un intervento pubblico attraverso il nuovo Fondo salva Imprese.