Carige, la rete di Malacalza Alleanze con fondazioni e nuovi soci
I contatti di Volpi con il patron del Livorno Spinelli. La Cesare Ponti resta nel gruppo
L’aumento di capitale di Banca Carige ha ampiamente soddisfatto il management, l’inoptato è solo lo 0,17 per cento ma la necessità di chiudere anche questa partita con l’offerta dei diritti domani e dopodomani, rinvia di qualche giorno il momento in cui l’azionariato della banca genovese sarà in chiaro. Occhi puntati sui due principali azionisti, Vittorio Malacalza e Gabriele Volpi che si sono fermati nella campagna acquisti prima delle previsioni, almeno secondo i rumors in corso d’operazione.
La famiglia Malacalza ha una quota fra il 17 il 18%, l’imprenditore «africano» ma recchese di nascita Volpi, sempre più interessato a investimenti sul territorio del Levante ligure, si sarebbe attestato poco sotto il 6% con il Summer Trust, la cassaforte di famiglia, ma non è escluso che altre quote facciano capo a lui attraverso altri soggetti. In ogni caso hanno raggiunto i rispettivi obiettivi: posizionarsi come il primo e il secondo azionista della banca (Generali Investiments dovrebbe essere al 5,1%) .
Da fonti accreditate si deduce che Malacalza ha ritenuto soddisfaccente la quota poco al di sotto del 20% perché in linea con il suo progetto di azionariato «inclusivo», dialogante con i diversi soggetti. Può contare sul 2% di Fondazione Carige con la quale ha stretto un rapporto di collaborazione (e alla quale ha lanciato un salvagente quando era a un passo dall’inabissarsi acquistando il 10,9% di azioni per 70 milioni), e non sarà difficile trovare l’intesa con le Fondazioni Cassa di Risparmio di Savona, di Carrara e De Mari e con le Coop.
Tuttavia il gruppo Malacalza non escluderebbe di rinforzare la propria quota: non solo Fondazione Carige potrebbe vendere (è anzi probabile) fermandosi fra l’1 e lo 0,5% ma anche i francesi di Bpce che hanno già ceduto all’imprenditore il 4,6% e sono adesso intorno al 2% potrebbero essere in uscita. Malacalza, quale primo azionista si propone come referente è quindi con interesse che si cerca di intercettare i segnali che Malacalza e Volpi si sono inviati fino ad oggi, lasciando però ben poco trapelare. Volpi ha lanciato messaggi sul suo desiderio di incontro, Malacalza ha risposto dicendo «parlerò con tutti» ma solo una volta concluso l’aumento di capitale a «bocce ferme».
Volpi cura sempre più da Recco i suoi impegni africani, in Nigeria ha un giro d’affari intorno ai due miliardi ma gli investimenti più recenti sono in Mozambico dove si è aggiudicato le commesse per la costruzione del porto. L’imprenditore ed ex giocatore di pallanuoto è patron del Recco che quest’anno ha fatto la tripleta, vincendo tutto e conquistando il decimo scudetto consecutivo e della squadra di calcio di serie B di La Spezia, fattore che potrebbe facilitare il suo dialogo con Aldo Spinelli, patron del Livorno, che in sordina si è aggiudicato titoli di Carige pari al 2% (rumors parlano di una cena già avvenuta fra i due).
Intanto, Malacalza e Volpi sono concordi su un punto: entrambi preferiscono non cedere la private bank Cesare Ponti, soprattutto Volpi che pensa a una banca non solo legata al territorio ligure. Martedì il board di Carige dovrà dare una risposta all’offerta di Finnat e sarà prevedibilmente uno stop: la Cesare Ponti rimane nel perimetro di Carige. In vendita resta Creditis.