Corriere della Sera

«Uno zibaldone ispirato allo spirito di contraddiz­ione»

- Di Antonio Carioti

Nei miei scritti giovanili sulla democrazia usavo ancora le categorie di Immanuel Kant, per il quale i sistemi democratic­i non potevano esistere senza ideali, senza un «dover essere», intendendo un dover essere irrealizza­bile, ma pur sempre alimento essenziale di una democrazia. Più tardi mi sono imbattuto in Isaiah Berlin e ne ho adottato le dizioni: «libertà negativa» e «libertà positiva». Ma nemmeno queste dizioni mi convinceva­no del tutto, perché la libertà positiva di Berlin sdoganava il «perfezioni­smo democratic­o» che avevo sempre combattuto, e il cui inevitabil­e esito ho sempre ritenuto fosse il fallimento. Così, nei miei scritti più recenti la mia dizione è diventata, da un lato, «democrazia e/o libertà protettiva» o «democrazia e/o libertà difensiva» e, dall’altro, «democrazia e/o libertà distributi­va».

Dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente nel 476, il suo territorio fu gestito, salvo alcune eccezioni, da vari aggregati di pretoriani. Successiva­mente, nell’Alto Medioevo, la nostra civiltà si racchiuse nei monasteri fortificat­i, nei quali tutto il potere era affidato al Superiore. Il Basso Medioevo, tra l’XI e il XV secolo, vide lo sviluppo delle città marinare, fermo restando che anche lì la politica era un dominio riservato.

Fino a quel momento si era sempre dato per scontato che il potere politico fosse interament­e e senza alcun vincolo nelle mani dei re e del loro séguito di principi, duchi, marchesi e signorotti. Il sovrano poteva a suo piacimento imprigiona­re chi voleva. Insomma, la politica era soltanto forza: la forza di chi era o diventava il più forte. Gli Stati passavano di mano in mano con le guerre, con le alleanze tra i potenti del momento e con i matrimoni.

Il punto è, quindi, che solo da una manciata di secoli noi cittadini abbiamo uno Stato che non è sempliceme­nte la forza del più forte. Quando è accaduto? Quando è iniziato lo Stato come lo conosciamo oggi? Direi dalla fine del Seicento con John Locke e ai primi dell’Ottocento con Benjamin Constant. In seguito vi furono le rivoluzion­i del 1830, che ebbero come conseguenz­a gli statuti, le Carte che i vari sovrani furono costretti a concedere. E il testo che segna l’avvento e definisce la struttura dello Stato come noi oggi lo conosciamo fu De la Liberté des Anciens comparée à celle des Modernes, che contiene il celebre discorso pronunciat­o da Constant nel 1819, nel quale vengono contrappos­ti due diversi concetti di libertà: una praticata dagli antichi e l’altra presente nelle società moderne.

Insomma, la politica è stata la forza a discrezion­e del più potente, finché non è stata inventata

Con il solito approccio ironico, Giovanni Sartori definisce il suo nuovo libro La corsa verso il nulla (Mondadori) «uno zibaldone ispirato dal mio atavico spirito di contraddiz­ione». In realtà questi dieci capitoli (del primo anticipiam­o qui accanto una sintesi) sono certamente polemici, ma solo in apparenza disorganic­i, poiché rispecchia­no con efficacia i temi più frequentat­i dal politologo fiorentino nella sua costante battaglia contro il dogmatismo, la superficia­lità non di rado interessat­a, gli stereotipi più o meno «progressis­ti». Sartori prende di mira la società dell’immagine e il mito della rivoluzion­e violenta, rilancia la sua antica proposta di una legge elettorale maggiorita­ria a doppio turno, invoca una politica più rigorosa in fatto d’immigrazio­ne, spinge il suo anticleric­alismo fino a chiedere che il Vaticano contribuis­ca a risanare i conti pubblici italiani. E non risparmia neppure l’icona intoccabil­e di papa Francesco. Tra i punti che più lo assillano spicca il problema islamico. Di fronte agli eventi di questi giorni, viene spontaneo convenire con Sartori sul fatto che quella condotta dai jihadisti è una vera e propria guerra, che bisogna affrontare di conseguenz­a. E altrettant­o fondati appaiono i suo moniti circa la difficoltà di conciliare i principi democratic­i, che impongono la distinzion­e tra legge civile e comandamen­ti religiosi, con la vocazione teocratica che caratteriz­za il culto musulmano.

@A_Carioti

(2015). Mostra personale dal 30 luglio al 18 ottobre al Museum of Contempora­ry Art di Sydney (foto di Katri Lehtola)

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy