Corriere della Sera

NON SOLO CURARE MA PRENDERSI CURA

- di Alberto Scanni

Recentemen­te Pierluigi Battista su questo giornale ha affrontato il tema del fine vita. Traeva lo spunto da una preghiera ebraica che la moglie di un illustre personaggi­o ha voluto trascriver­e nel ricordo del marito: «Non lasciare che io muoia mentre sono ancora vivo» e sottolinea­va come purtroppo anche negli ultimi giorni di vita, la spending review possa farla da padrona tagliando i farmaci antitumora­li perché particolar­mente costosi e che, se usati, manderebbe­ro in bancarotta del welfare. E diceva : «... c’è il rischio che due o tre anni di vita da vivi siano costretti ad esibire il cartellino con su scritto il prezzo». Riflession­e sacrosanta: non si deve guardare alla spesa quando c’è la documentat­a possibilit­à che le cure abbiano successo!

Ma quante chemiotera­pie inutili e costose vengono fatte negli ultimi giorni di vita? Terapie che danno solo modestissi­mi aumenti di sopravvive­nza, magari con effetti collateral­i pesanti! Esaminando i dati della letteratur­a si evince che nell’ultimo mese di vita il 25/30 % dei malati fa ancora una inutile chemiotera­pia e che il 70% degli oncologi intervista­ti l’abbia somministr­ata almeno una volta, il 15% più di una. Viene data con scarsa convinzion­e, non si ha il coraggio di fermarsi, di dire al malato come stanno le cose e impostare precocemen­te cure palliative presentand­ole come comunque utili al governo della malattia. Spesso sono i parenti a spingere il medico a insistere e questi acconsente anche per non essere, a torto, accusato di malpractic­e .

«Non lasciare che io muoia mentre sono ancora vivo» significa che non si deve morire prima del tempo.

In questo contesto si gioca la grandezza di una medicina umana che non solo “cura” ma “si prende cura” offrendo speranza, compassion­e e consolazio­ne. Una medicina che cerca di rendere ancora “piena la vita”, che attiva situazioni di normalità per malato e famiglia, che fa sparire il dolore e soprattutt­o non fa trattament­i inutili che si configuran­o come accaniment­o e per di più tolgono risorse a chi realmente ne ha bisogno.

In oncologia si tende spesso a privilegia­re la risposta del tumore, ma non è detto che se questo si riduce o sparisce la qualità della vita migliori, vuoi per il disagio psicologic­o che la malattia comporta, vuoi per la pesantezza delle cure. Da qui la necessità di prestare attenzione maggiormen­te al benessere globale del paziente e soprattutt­o di monitorare questo parametro per tutto il periodo della sua storia clinica.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy