Una biblioteca digitale mondiale aiuta i medici sugli eventi avversi
Si chiama «Notify» ed è un progetto gestito dall’Organizzazione mondiale della sanità e coordinato dal Centro Nazionale Trapianti italiano. Obiettivo: costruire la prima biblioteca digitale mondiale di vasta consultazione, che raggruppa l’esperienza internazionale sugli eventi e le reazioni avverse nei trapianti di organi, tessuti e cellule, comprese le cellule riproduttive.
« Notify è un motore di ricerca sugli avventi avversi che si possono verificare e sulla vigilanza di tutto quello che riguarda l’uso del materiale biologico — racconta Alessandro Nanni Costa, diretto del Centro nazionale trapianti (Cnt) —. È uno strumento di rapidissimo impiego che dà al medico una risposta rapida su cosa si deve fare, in caso di eventi avversi».
La biblioteca è alimentata da otto gruppi di 130 esperti in materia scelti dall’Oms e coordinati dal Cnt. Ai sette gruppi iniziali, l’anno scorso si è aggiunto anche quello sul sangue. Nel mondo vengono effettuate circa 108 milioni di donazioni mania, cioè un caso morte ogni 2 milioni di trasfusioni. Ma l’obbiettivo è arrivare a zero».
L’obbligatorietà di questi sistemi è stabilita in un decreto ministeriale in avanzata fase di istruttoria, condiviso dal Centro nazionale sangue, dal ministero della Salute e dalla Consulta tecnica permanente per il sistema trasfusionale e preparato con la collaborazione del Coordinamento tecnico interregionale sul rischio clinico.
Il provvedimento deve ora l’anno e la trasfusione di sangue ed emocomponenti è una terapia salvavita diffusa.
Anche se a livello globale è stato raggiunto un grado di sicurezza elevato, non si può dire che il rischio di reazioni avverse sia nullo. Per questo il lavoro di sorveglianza dei Centri nazionali del sangue è fondamentale. «I sistemi di emovigilanza sono ben più strutturati e hanno una storia più antica rispetto a quelli su organi tessuti e cellule — spiega Giuliano Grazzini, direttore del Centro nazionale sangue — . Abbiamo al vaglio della Conferenza Stato-Regioni. Tra le novità più significative previste, la “check list” al letto del paziente, che deve essere compilata (e firmata) da almeno due operatori.
La check list prevede l’ispezione delle sacche di sangue o di altri emocomponenti per la verifica di eventuali anomalie. Gli operatori devono poi identificare chi riceve la trasfusione: si chiede al paziente di dire il proprio nome , cognome e una messe di informazione formidabile e quindi occorre selezionare quelle da inserire nella biblioteca digitale, altrimenti il sito si ingolferebbe».
Di questo si è parlato martedì 23 giugno, alla presentazione del Progetto «Notify» in un convegno organizzato all’Istituto superiore di sanità. Sono stati anche resi noti i risultati del Gruppo di lavoro nazionale sull’emovigilanza, che ha valutato i margini di miglioramento del sistema nazionale, per renderlo sempre più efficace nel contesto internazionale.
«I margini di miglioramento del nostro sistema stanno nel trovare un maggiore livello di omogeneità nelle segnalazioni degli eventi avversi da parte dei Centri regionali — dice Grazzini — e nel loro inquadramento sotto il profilo clinico. Occorre capire, cioè, se effettivamente c’è stato un danno per il paziente e se l’evento è attribuibile alla qualità del prodotto o, come oggi più sovente può accadere nelle trasfusioni, a comportamenti degli operatori».
Progetto «Notify» L’iniziativa è gestita dall’Oms e coordinata dal Centro nazionale trapianti italiano Verifiche Il Gruppo di lavoro sull’emovigilanza ha valutato l’efficienza del «sistema sangue»