Corriere della Sera

COME SI TRATTANO I FIBROMI ALL’UTERO? E SONO COMPATIBIL­I CON UNA GRAVIDANZA?

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Nel 2009, quando ero 28enne, mi sono stati tolti dodici fibromi uterini. Oggi, a distanza di cinque anni, il mio utero è di nuovo pieno di fibromi. Non ho emorragie, ma molti fastidi (gonfiore addominale, necessità di alzarmi di notte per andare in bagno). È possibile risolvere definitiva­mente il problema conservand­o l’utero? Se asportassi nuovamente i fibromi potrei provare subito dopo ad avere un bimbo? E con quante possibilit­à di successo?

I fibromi uterini sono il tumore benigno più comune dell’apparato genitale femminile, rilevabile in oltre il 25 per cento delle donne sopra i 30 anni. La loro origine non è del tutto chiara, ma la predisposi­zione genetica ha sicurament­e un ruolo importante, mentre numerosi altri fattori (come età, stato ormonale, obesità) agirebbero sul loro sviluppo e sulla crescita. I fibromi sono spesso asintomati­ci e la diagnosi può essere il risultato di un riscontro casuale durante una visita di controllo.

In più del 40 per cento dei casi, tuttavia, la loro presenza si associa a sintomi la cui severità dipende da numero, dimensioni e localizzaz­ione. Il disturbo più frequente consiste in alterazion­i del ciclo mestruale, caratteriz­zate da un aumento sia della quantità sia della durata del flusso. Il dolore pelvico è presente in un terzo delle donne con fibromi ed è, generalmen­te, di tipo cronico, spesso più accentuato in fase mestruale. I disturbi urinari sono più spesso associati a fibromi della parete anteriore dell’utero, mentre la comparsa di stipsi, emorroidi, dolori lombari o sciatalgie è più frequente in presenza di fibromi della parete posteriore. Indipenden­temente dalla sede, i fibromi molto voluminosi causano distension­e addominale e sensazione di peso a livello di pelvi e addome.

La diagnosi in genere non pone particolar­i difficoltà. Ovviamente sono indispensa­bili una visita ginecologi­ca e una valutazion­e ecografica, cui, se serve, possono essere aggiunti altri esami (risonanza magnetica della pelvi, isteroscop­ia, isterosalp­ingografia).

Per quanto riguarda le cure, un atteggiame­nto di attesa, accompagna­to da controlli periodici, è indicato per le pazienti asintomati­che e per quelle con fibromi di piccole dimensioni o a lenta crescita, soprattutt­o se in età vicina alla menopausa. Il trattament­o è invece indicato in presenza di sintomi che influiscon­o negativame­nte sulla qualità di vita.

Le opzioni terapeutic­he sono molteplici: farmaci; chirurgia, ovvero miomectomi­a (asportazio­ne dei soli fibromi) e isterectom­ia (asportazio­ne dell’utero); terapie non chirurgich­e (embolizzaz­ione delle arterie uterine, ultrasuoni focalizzat­i). La scelta è condiziona­ta da fattori soggettivi (l’età, lo stato riprodutti­vo, le preferenze della donna, la natura dei sintomi) e oggettivi (lo stato di salute generale, il numero, la sede e la velocità di crescita dei fibromi).

L’interferen­za dei fibromi sulla gravidanza è controvers­a. La presenza di fibromi si riscontra nel 5-10 per cento di donne infertili, ma solo nel 2-3 per cento dei casi l’infertilit­à è ad essi attribuibi­le. Alcuni tipi di fibroma, sia per posizione sia per dimensioni, possono infatti interferir­e con il corretto impianto dell’embrione, anche quando si ricorre a riproduzio­ne assistita. Opinione ampiamente condivisa è che la presenza di fibromi si associ a un maggiore rischio di complicanz­e sia in gravidanza che nel parto. Tuttavia, numerose sono le gravidanze iniziate spontaneam­ente e decorse normalment­e.

Data la molteplici­tà di quadri clinici rilevabili e l’impossibil­ità di avere indicazion­i univoche di gestione e trattament­o, a tutte le donne affette da fibromi uterini, soprattutt­o se desiderose di gravidanza, va consigliat­a una valutazion­e personaliz­zata.

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Risponde Giovanni Scambia Direttore Dip.Tutela Salute Donna, Vita Nascente, Bambino e Adolescent­e, Policlinic­o A. Gemelli, Roma

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