SHARING ECONOMY
La sharing economy, che in italiano si traduce con «economia della condivisione», promuove forme di consumo consapevole basate sul riutilizzo invece che sull’acquisto e sull’accesso invece che sulla proprietà. Ha iniziato a diffondersi anche grazie alla rivoluzione tecnologica e alla penetrazione dei social media. Le forme e le prassi di condivisione o di collaborazione che vengono fatte ricadere sotto il titolo di sharing economy sono molto diverse tra loro, di sicuro comprendono il car sharing (o bike sharing, o scooter sharing). Vissute come «risposta difensiva» alla crisi, stanno aprendo opportunità di crescita economica nello scooter sharing sia stata un’azienda italiana. La nostra idea di mobilità è quella di dare il diritto di utilizzare ogni mezzo esistente senza doverlo acquistare».
Un crescendo rossiniano che sta contagiando molte città italiane anche se con risultati più contenuti, grazie anche all’intuizione milanese di aprire il mercato alla concorrenza tra privati, all’«eliminazione» dei parcheggi fissi dove riconsegnare il mezzo e al combinato disposto tra diverse tipologie di veicoli da utilizzare. E anche alla sperimentazione: da pochi giorni è attivo nel capoluogo lombardo Share’nGo, il car sharing elettrico che fino a ora aveva il grande limite della ricarica delle batterie in appositi stalli. Adesso non è più necessario, a ricaricare le batterie ci pensano gli stessi operatori. Non solo, il fenomeno sta diventando virale su internet con la nascita di comunità dove ci si scambiano consigli e pareri sui vari operatori e sul servizio. D’altra parte, basta guardare i numeri. A Milano, tra Enjoy, Car2Go e Twist gli utenti — senza contare le società di trasporto pubblico Guidami di Atm ed Evai di Trenord — sono 267 mila. Il record spetta a Enjoy con 180 mila iscritti nel giro di un anno e mezzo e con 2,4 milioni di noleggi. Segue Car2Go con 80 mila utilizzatori e Twist (che però ha inaugurato la sua flotta solo a maggio 2014) con 27 mila iscritti.