Con i magnifici 4 il giallo è assicurato
Magari alla fine non sarà la sfida del secolo che tutti sognano. Ma quella che scatta sabato da Utrecht con il 102º Tour de France si candida autorevolmente al primato. Lo fa perché i quattro favoritissimi hanno curriculum clamorosi (in tutto 14 grandi giri vinti e 21 podi), rappresentano culture storiche del ciclismo e — complici infortuni e strategie differenti — non si sono mai ritrovati assieme in un grande giro. Quello tra lo spagnolo Alberto Contador (il più anziano e titolato), l’italiano Vincenzo Nibali, il britannico Chris Froome e il colombiano Nairo Quintana sembra un torneo di scacchi in 21 partite. Ma viste le caratteristiche della scacchiera ogni schermaglia è bandita: nella terza tappa il traguardo è sul muro Huy, nella quarta ci sono 13 chilometri e sette settori di pavé della Roubaix. Una mossa sbagliata (il 2014 insegna) e sei fuori dopo appena quattro giorni. Nibali arriva alla partenza da campione uscente, Quintana da trionfatore del Giro 2014, Contador dall’accoppiata Vuelta/Giro 2015. Froome, lui, da due anni di digiuno e batoste. Le sfide preliminari sembrano state create ad arte per confondere le carte in tavola. Froome e Contador si sono impegnati in un (insensato?) duello all’ultimo sangue a febbraio alla Ruta del Sol: entrambi pedalavano già fortissimo, ha vinto il primo per 2’’. Lo spagnolo si è preso la rivincita il mese dopo al Catalogna, dove Froome non andava avanti nemmeno a spinte. Quintana ha quasi umiliato Contador alla Tirreno venendo però battuto — di misura — dallo spagnolo alla recente Route du Sud. Froome ha battuto sia Quintana (al Romandia) che Nibali (al Delfinato). Nibali è stato battuto da tutti ma è il solo ad aver onorato le classiche di primavera. Contador, Froome e Quintana otterranno al Tour il secondo picco di forma stagionale mentre Nibali (imitando Miguel Indurain) punta sul picco unico. Contador (complice il Giro) ha corso di più: 44 giorni e 7.290 chilometri di gara. A ruota Nibali (36 giorni e 5.860 chilometri, iniziando addirittura a gennaio), Quintana (36 giorni e 5.245 chilometri) e, staccato, Froome con 27 giorni e 4.226 chilometri. Froome ha vinto quattro tappe (e due corse), Contador una sola tappa ma due corse (una è il Giro), Quintana una tappa della trionfale Tirreno. Nibali soltanto il campionato italiano. Da dicembre a luglio i quattro hanno trascorso fino a due mesi complessivi nei loro eremi in altura, a ossigenare il sangue. Quintana ai 3.000 metri della sua Colombia (dove pare i controllori antidoping non si facciano vedere troppo spesso), gli altri tra i vulcani delle Canarie, Saint Moritz, Livigno e il nostrano Passo San Pellegrino. Spesso condividendo la stessa sala da pranzo (al Teide) ma sorridendosi lo stretto necessario: con avversari del genere meglio tenersi alla larga da ogni convenevole. Oggi verranno ufficializzate le formazioni: nell’Astana non ci sarà Alessandro Vanotti. Nibali (e con lui il boss del team Vinokourov) non ha digerito il forfait del suo più antico gregario ai campionati italiani. Vanotti ha infatti scelto di vestire la maglia azzurra ai Giochi europei di Baku da cui è tornato troppo provato per disputare una corsa lunga e dura. L’unico italiano che affiancherà Nibali al Tour sarà quindi il vecchio e collaudatissimo Michele Scarponi.