Corriere della Sera

I papà indiani che difendono con i selfie le loro bambine

Contro le discrimina­zioni dilaga sui social network la campagna per i «selfie» dei padri con le bambine

- Di Isabella Bossi Fedrigotti

I selfie dei padri con le figlie perché «è bello avere una figlia e istruirla»: notizie diverse dall’India che cambia.

Notizie diverse — riguardant­i bambine, ragazze e donne — arrivano all’India rispetto a quelle cui purtroppo siamo tristement­e abituati; anzi fotografie diverse, selfie per la precisione, di padri in compagnia delle loro figlie, «per dimostrare quanto è bello avere una figlia e istruirla». Una difficile campagna controcorr­ente, voluta dal primo ministro Modi, tesa a migliorare la condizione femminile scongiuran­do, grazie alla scolarizza­zione, i matrimoni precoci che, nonostante la legge li proibisca, ancora oggi toccano all’incirca alla metà delle ragazzine sotto i diciott’anni.

E si sa che il destino di queste spose bambine non è soltanto l’ignoranza, spesso la malattia, quando non la morte (per parto) e, comunque la totale, assoluta dipendenza dalla famiglia del marito che ne può fare quello che vuole, ma anche inevitabil­e reiterazio­ne, per le loro figlie, della medesima sfortunati­ssima sorte: una condanna che si ripete nelle generazion­i.

Prima ancora la battaglia lanciata da Modi dovrebbe, tuttavia, combattere gli aborti selettivi che negli ultimi vent’anni, invece di diminuire, hanno continuato ad aumentare, decimando sempre più la popolazion­e delle donne per effetto perverso — anche — dello sviluppo tecnologic­o. Piccole cliniche abortive ambulanti percorrono, infatti, le remotissim­e province per offrire ai più poveri, ai più ignoranti i loro iniqui servizi.

E questo crescente divario demografic­o tra i sessi è motivo, ovviamente, non soltanto della difficoltà, per molti giovani, di trovare moglie, di creare una famiglia a meno di non spostarsi in regioni meno sofferenti di questa piaga, ma anche dei selvaggi stupri (non raramente seguiti da omicidi) di cui giungono fino a noi troppo frequenti notizie.

Servirà a tutto questo la foto dei bei padri sorridenti accanto alle belle e sorridenti giovani figlie? Riuscirà questo messaggio a penetrare nelle regioni più remote del Paese dove, peraltro, la crudele pratica degli aborti selettivi è più diffusa?

È vero che su twitter c’è stata una marea di adesioni alla campagna di selfie dentro e fuori la grande India, ma davvero può una foto — o anche migliaia di foto — piegare una tradizione selvaggia e ancora oggi radicatiss­ima, secondo la quale non solo una bambina vale molto meno di un bambino (e una donna di un uomo), ma è addirittur­a considerat­a un peso per la famiglia, peso così gravoso, così fastidioso, così insopporta­bile che è meglio non permetterl­e neppure di venire al mondo?

E poi, nell’India profonda, dove più diffusi sono gli aborti selettivi, davvero i padri di famiglia dispongono di smartphone per twittare i loro pensieri, per ricevere e inviare selfie?

Forse non hanno tutti i torti le numerose donne indiane — tra loro anche una famosa attrice televisiva, Shruti Seth — che hanno contestato l’iniziativa del primo ministro sollecitan­do, invece, vere riforme a favore della condizione femminile.

Il selfie è bello, è facile, è d’effetto, probabilme­nte porta anche consenso a Narendra Modi, ma è difficile evitare l’impression­e che, per avere successo, la sua campagna dovrebbe essere sostenuta da serissimi provvedime­nti di legge.

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