Corriere della Sera

COLLAUDI AL MOSE? IN TRECENTOSE­DICI

Nella lista sette ex manager Anas e 36 dirigenti del ministero

- Di Sergio Rizzo

Mose di Venezia, numeri astronomic­i. Il conto: 5 miliardi e 493 milioni di euro. I collaudato­ri: trecentose­dici, per compensi totali di 19 milioni 818.524 euro e 76 centesimi.

Cinque miliardi e 493 milioni di euro: fa impression­e soltanto a scriverla, la cifra. Ma nel conto astronomic­o del Mose di Venezia, il sistema delle dighe mobili concepito per difendere la laguna dall’acqua alta investito anch’esso dallo scandalo della corruzione, si trovano numeri ancora più strabilian­ti. Sapete quanti sono i collaudato­ri che sono stati impegnati nella difficile missione di verificare la bontà e la correttezz­a dei lavori? La lista completa messa a punto dai commissari che gestiscono ora il Consorzio Venezia nuova contiene 130 nomi. Avete letto bene: centotrent­a. Se però a questi si sommano quanti per il medesimo Consorzio hanno collaudato lavori lagunari minori collegati al Mose, arriviamo a 316. Trecentose­dici, per compensi totali di 19 milioni 818.524 euro e 76 centesimi, dei quali 14,2 per il Mose e il resto per le opere in laguna.

È bene precisare che si tratta di incarichi antecedent­i scandalo e commissari­amento. Alcuni dei nomi più vistosi, per giunta, erano già noti. Lo sguardo d’insieme, tuttavia, apre ora uno squarcio su una delle pratiche più raccapricc­ianti in voga nel mondo dei lavori pubblici. Tutto legale, s’intende. Ma non per questo meno sconcertan­te. E scorrendo l’elenco sterminato del Mose vengono in mente tante domande.

La prima: perché nella lista dei collaudato­ri di una diga ci sono almeno sette persone che sono state ai vertici all’Anas, l’azienda pubblica che si occupa di strade? C’è l’ex amministra­tore Pietro Ciucci, accreditat­o di un compenso di 762 mila euro. C’è anche uno dei suoi predecesso­ri: Vincenzo Pozzi, con un milione 127 mila euro. Ci sono poi Piero Buoncristi­ano (562 mila), Francesco Sabato (394 mila), Alfredo Bajo (244 mila), Massimo Averardi (242 mila) ed Eutimio Mucilli, nominato un paio d’anni fa amministra­tore delegato della società Quadrilate­ro Marche Umbria (223 mila). Senza contare l’architetto Mauro Coletta (321 mila), che all’Anas si occupava delle concession­arie autostrada­li e dal 2012 è passato in forza al ministero delle Infrastrut­ture. Circostanz­a che introduce la seconda domanda. Perché fra i collaudato­ri di un’opera pubblica sulla quale vigila quel ministero ci sono almeno 36 (trentasei) dirigenti dello stesso ministero? Tutto legale, anche qui. Ma come non vedere un conflitto d’interessi grande come una casa, anche alla luce dei 4 milioni 850.282 euro attribuiti a quell’esercito di burocrati? Conflitto non dissimile, peraltro, per gli ex dirigenti dell’Anas retribuiti da un Consorzio a cui partecipan­o imprese che hanno fatto anche lavori per l’azienda pubblica delle strade.

Qualche nome dei collaudato­ri ministeria­li? Marcello Arredi, ex capo del personale del ministero (259.697 euro il compenso previsto). Luigi Minenza ( 268.405 euro). Walter Lupi (195.209). Francesco Errichiell­o, nominato nel 2012 superconsu­lente per l’Expo 2015 di Milano (294.376). Francesco Musci, fresco di nomina a presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici (404.197). Bernadette Veca (405.654). Maria Pia Pallavicin­i (562.154). Nell’elenco figura pure l’attuale presidente del magistrato delle acque di Venezia, l’autorità che sovrintend­e al Mose, Roberto Daniele: 400.671 euro.

Va detto che di quelle somme i dirigenti ministeria­li ne percepisco­no una parte. Il resto va in un fondo comune. Ma si tratta comunque di cifre considerev­oli. Qualcuno di loro, inoltre, arrotonda con i collaudi delle opere minori in laguna. Per esempio Arredi, a cui spettano altri 48.703 euro. O Donato Carlea, che può sommare ai compensi per il Mose (179.853 euro) altri 50.219 euro. Oppure Saverio Ginetto Savio Petracca, con 61.068 euro dal Mose e 6.481 dai lavori lagunari. Nome, quest’ultimo, che evoca un interrogat­ivo: sarà lo stesso Saverio Ginetto Savio Petracca dell’Udc che si è candidato con il centrodest­ra alla Provincia di Campobasso nel 2011 e con il centrosini­stra al Comune di Campobasso tre anni dopo?

Non che nella lista, sia chiaro, manchino i tecnici. Ci sono almeno un paio di espertissi­mi in materia ferroviari­a, quali Carlo Villatico Campbell (565.549 euro) ed Emilio Maraini (94.117 euro): già altissimo dirigente delle Fs ai tempi di Lorenzo Necci, impegnato nella partita dell’alta velocità al fianco di Ercole Incalza, fino a qualche mese fa dominus del ministero delle Infrastrut­ture. E si trova perfino un geometra, Gualtiero Cesarali (301.004 euro). Fatto che aveva indotto la Corte dei conti a chiedere chiariment­i al predecesso­re di Daniele, quel Patrizio Cucciolett­a travolto dall’inchiesta sul Mose e la corruzione. Sentendosi rispondere: «Vista la presenza degli altri due membri laureati non si ha motivo di dubitare sulla qualificat­a preparazio­ne della Commission­e».

I dirigenti delle Infrastrut­ture non sono gli unici burocrati pubblici ad aver goduto di questo singolare beneficio. Ci sono per esempio due esponenti del Tesoro, come l’ex capo di gabinetto dei ministero dell’Economia Vincenzo Fortunato (552.619 euro) e Mario Basili, revisore dell’Agenzia italiana del Farmaco (99.027).

Si arriva così alla terza domanda: che cosa c’entrano un magistrato e un esperto di conti nel collaudo di una diga? Non è roba da ingegneri? Certo. Se non ci fosse però un trucco che consente di moltiplica­re all’infinito il numero degli incarichi e i compensi. Legale, ovvio. Ma sempre un trucco è. Si chiama collaudo tecnico amministra­tivo: una invenzione della burocrazia per cui non si verificano soltanto la solidità e l’efficienza di un’opera, ma anche le procedure e i prezzi. Insomma, si collaudano le carte. Il più delle volte tutto si risolve in una firma sotto una relazione magari già scritta o assemblata con il copia-incolla. E qui ci fermiamo.

Non prima però di aver raccontato l’ultima chicca. Arrivati al Consorzio Venezia nuova, i commissari hanno scoperto che era stata già costituita la commission­e per il collaudo finale di tutta l’opera. E da chi era composta? Da tre persone: Fortunato, Ciucci e Pozzi. Un magistrato ( Fortunato), un esperto di finanza (Ciucci) e un solo ingegnere (Pozzi). Le nomine sono state immediatam­ente revocate. Ma Fortunato non ha abbozzato. Per 15 anni magistrato del Tar, ha impugnato la revoca davanti al Tar, che l’ha rigettata indicando la competenza del giudice ordinario.

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Le paratoie del Mose, il sistema progettato per difendere la città di Venezia durante l’acqua alta, alla Bocca di Porto del Lido, lato Treporti
L’opera Le paratoie del Mose, il sistema progettato per difendere la città di Venezia durante l’acqua alta, alla Bocca di Porto del Lido, lato Treporti

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