Corriere della Sera

L’economista francese Baverez: «Ora pilotare l’uscita di Atene per evitare il rischio contagio»

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cruciale si è inserita la politica, con tre eventi negativi». Quali? «I creditori non hanno aiutato a sufficienz­a il governo Samaras, che le riforme stava cercando di farle; sfortuna del calendario elettorale; e vittoria di Syriza, che ha distrutto l’economia greca».

Tsipras chiede un’estensione del piano per due anni e la ristruttur­azione del debito.

«Se la Grecia puntasse a diventare uno Stato efficace e moderno, si potrebbe mettere nel progetto altro denaro. Ma il problema di Syriza, dall’inizio, è che hanno venduto qualcosa di impossibil­e: restiamo nella zona euro, prendiamo altri soldi, e non solo non facciamo le riforme, ma riattiviam­o lo Stato clientelis­ta riassumend­o funzionari, finanziand­o la tv pubblica e mettendo altri soldi nelle pensioni, che rappresent­ano già il 18% del Pil, quando si fermano al 13% nella zona euro e al 9% nella media dei Paesi sviluppati. I danni fatti nello spazio di cinque mesi da Syriza in Grecia sono terribili».

Ha ragione Matteo Renzi quando dice che gli italiani non hanno riformato le loro pensioni per poi dovere pagare quelle dei greci?

«Certamente, e la posizione dei Paesi baltici è ancora più forte: perché dovremmo domandare ai nostri cittadini che hanno un salario minimo di 350 euro di pagare per i greci che vogliono innalzare il loro a 750? La Grecia ha già avuto tre piani di ristruttur­azione, pari a oltre il 100 % del Pil».

La Grecia come laboratori­o del populismo realizzato?

«Sì, come ai tempi di Tucidide e della guerra del Peloponnes­o. Atene si è allontanat­a dalla ragione, cioè da Pericle, per andare verso la follia della demagogia e la fine della democrazia, cioè Alcibiade. Con

Nicolas Baverez, 54 anni, storico ed economista di area liberale, avvocato di profession­e

Ha scritto numerosi saggi, alcuni dedicati alla crisi della Francia e alle misure per uscirne. È considerat­o un declinista, per il pessimismo che ha animato le sue opere Syriza i greci hanno scelto di allontanar­si dalla ragione, che era l’Europa, per abbracciar­e la demagogia».

Che cosa dovrebbe fare adesso il resto dell’Europa?

«Accelerare l’integrazio­ne per scongiurar­e il contagio. E poi approfondi­re le riforme nei Paesi che lo hanno fatto meno, ossia l’Italia e La Francia. L’Italia a dire il vero si è messa sulla buona strada, la Francia invece non ha fatto nulla, è lei il vero rischio sistemico nella Ue». Perché teme per la Francia? «La Francia oggi è una grossa Grecia. Con un sistema di produzione bloccato e piccolo, un grande Stato molto inefficace e un sistema assistenzi­ale enorme. Uno per cento della popolazion­e mondiale, 3,5% della produzione mondiale, e 15% dei trasferime­nti sociali di tutto il mondo».

E se domenica al referendum greco vincesse il sì?

«Guadagnere­mmo forse due o tre mesi, ma in autunno saremmo di nuovo al punto di partenza».

Il problema di Syriza, dall’inizio, è che hanno venduto qualcosa di impossibil­e: restiamo nell’euro, prendiamo altri soldi ma niente riforme I danni di Syriza «I danni fatti nello spazio di cinque mesi da Syriza in Grecia sono stati terribili»

@Stef_Montefiori

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