IL PASSATO CHE RITORNA NELLA SICILIA DI CROCETTA
Purtroppo per Renzi, il Mezzogiorno non è affatto quello che pensava potesse diventare: e cioè una fly-over country, come dicono gli americani. Una di quelle aree geografiche che si sorvolano soltanto. Che non danno pensieri, diremmo noi. Capirai, e tanto per stare solo agli ultimi titoli di cronaca: la Campania di De Luca, sospesa a una sentenza del Tribunale; la Puglia di Emiliano, che come primo atto di governo si è assunta la compagna; la Calabria di Oliviero, travolta dallo scandalo dei rimborsi facili; e ora la Sicilia di Crocetta, dove Lucia Borsellino, figlia del giudice eroe e simbolo del nuovo corso regionale, annuncia le sue prossime dimissioni da assessore alla Sanità. «Finora, spiega, sono rimasta ostaggio delle responsabilità, ma le ragioni che mi portarono ad accettare la proposta di Crocetta non ci sono più».
Amen. L’arresto di Matteo Tutino, il chirurgo plastico amico del governatore, noto per i glutei «alla brasiliana» scolpiti col body jet, ma si sospetta a spese dei contribuenti, è solo l’ultimo episodio choc di una lunga storia, vissuta come una mortificazione da chi invece avrebbe voluto mortificare la Sicilia del tempo che fu. Troppe rottamazioni intenzionali: quella politica di Renzi anche contro Crocetta; quella morale di Crocetta anche contro i renziani. E infine l’unica rottamazione finora reale, quella della Procura. Un patatrac insopportabile. «Ne ho viste troppe» lascia intendere Lucia Borsellino. E molte le ha infatti raccontate lei stessa ai pm. Prima di lei, altri due assessori si sono dimessi in polemica col governatore e il renziano Fabrizio Ferrandelli ha annunciato una mozione di sfiducia per andare al voto anticipato, mentre al sottosegretario Davide Faraone, che ha minacciato di staccare la spina dei trasferimenti pubblici alla Regione, Crocetta ha così replicato: «Tu parli come Lima e Ciancimino!». Strano, no? I rottamatori si sfidano a duello e i fantasmi del passato ritornano.