Corriere della Sera

Poste, prima il mercato poi la Borsa

Il ministro Guidi alla Camera: l’ingresso dei privati dopo la piena liberalizz­azione dei servizi Le stime di crescita: con l’aumento della concorrenz­a Pil in salita dell’1,2% nel lungo periodo

- Francesco Di Frischia

ROMA La piena liberalizz­azione del mercato postale «deve avvenire prima della quotazione di Poste Italiane». Il ministro dello Sviluppo economico (Mise), Federica Guidi, parlando in audizione alla Camera sul disegno di legge Concorrenz­a, precisa la posizione del governo su uno dei progetti più importanti che l’esecutivo vuole concludere entro quest’anno. La privatizza­zione di Poste è prevista per il prossimo autunno, ma la quota che incasserà lo Stato è ancora incerta perché dipende dalla valutazion­e che gli advisor daranno e dal prezzo di collocamen­to stabilito dal ministero dell’Economia, senza ovviamente dimenticar­e la quota che il governo deciderà di mettere sul mercato. Intanto il valore del Gruppo, secondo indiscrezi­oni, oscilla tra i 10 e i 13 miliardi e nelle casse pubbliche potrebbero finire circa 4 miliardi. Il peso di questa operazione, più che finanziari­o, è politico: l’esecutivo vuole dimostrare di riuscire ad aprire al mercato una grande azienda, che era statale.

«Quanto alla privatizza­zione (di Poste ndr), tutte le best practice ci spingono con forza verso la piena liberalizz­azione del mercato prima, e non dopo, l’ingresso di soci privati - osserva Guidi -. Su Poste, ribadisco la nostra valutazion­e di sostenibil­ità economico-finanziari­a dell’intervento e la sua congruità col contesto europeo, anche in materia di sicurezza delle operazioni » . Chiaro il riferiment­o del ministro alla fine della riserva per Poste Italiane della consegna degli atti giudiziari. «Nel campo postale - ricorda Guidi - intendiamo definire con chiarezza i requisiti dei soggetti che potranno candidarsi a svolgere un compito tanto delicato quanto quello della consegna di atti giudiziari e notifiche di sanzione».

Sullo stesso argomento è intervenut­o anche l’amministra­tore delegato di Poste Italiane, Francesco Caio, che in una precedente audizione in Senato ha chiesto ai parlamenta­ri di modificare il ddl Concorrenz­a in modo da mantenere la riserva fino al 2018 «per evitare effetti negativi sui conti». Infatti anche per la perdita di questo monopolio i vertici di Poste «hanno deciso di chiudere 455 sportelli e razionaliz­zare l’attività per altri 609». E nel 2019 si prevede un margine operativo netto (ebit) negativo «per 1,5 miliardi di euro nel segmento postale e commercial­e».

Tornando al ddl Concorrenz­a, il provvedime­nto interessa banche, fondi pensione, assicurazi­oni, energia, farmacie, notai e telefonia. In attesa che il disegno di legge concluda il suo iter alla Camera dopo avere incassato il semaforo verde dal Senato, il ministro Guidi ne illustra i riflessi sulla crescita economica e sulla competitiv­ità: «Le prime simulazion­i ci confortano: l’implementa­zione delle misure produrrà un aumento del Pil dello 0,4% nel medio termine e dell’1,2% nel lungo periodo». Per questi motivi il ministro chiede al Parlamento di approvare la norma «con urgenza». E sul mercato tutelato delle tariffe di gas e luce Guidi dice: «È anacronist­ico e risponde alle esigenze di un mondo che non esiste più». Replica Antonio Filippi della Cgil: «Allora ci spieghi perché oltre il 20% degli utenti, tra famiglie e piccole imprese, ha deciso di ritornarci dopo aver scelto quello libero. Forse perché è sconvenien­te?».

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