Corriere della Sera

Tassi bassi, un po’ di inflazione e le Siiq «Il mercato immobiliar­e può ripartire»

- Daniela Polizzi

Un mercato piccolo, in certe fasi asfittico, che deve recuperare il ritardo accumulato rispetto ai grandi Paesi dell’Ue. Ma proprio per questo, dalle grandi potenziali­tà. È la fotografia del settore immobiliar­e italiano, tra i più negletti in questi anni di crisi, soprattutt­o in Borsa. Adesso però si trova alla vigilia di un ciclo positivo. Un’opportunit­à per trasformar­si in un’industria, sul modello di Gran Bretagna, Francia e Germania. Se non si afferra, l’Italia non giocherà in futuro un ruolo da protagonis­ta. Lo hanno spiegato ieri i grandi interpreti del comparto. Da Aedes a Cb Richard Ellis e Hines Italia fino a Prelios sgr, i cui vertici si sono riuniti nella cornice della presentazi­one del Mapic, il maggior mercato dell’immobiliar­e commercial­e, che dall’anno prossimo avrà anche una versione italiana a Milano. «C’è liquidità in abbondanza, i tassi sono bassi, torna un accenno di inflazione — ha spiegato Carlo Puri Negri, l’ex numero uno di Pirelli Re, oggi presidente di Aedes —. Adesso c’è anche lo strumento della Siiq (Società di investimen­to immobiliar­e quotata, ndr), così come è stata riformata dal decreto Sblocca Italia che l’ha adeguata agli standard internazio­nali. Quelli che gli investitor­i esteri conoscono e di cui si fidano». Il negoziato dell’Ue con la Grecia ha impresso effetti negativi sulle transazion­i, Ha creato volatilità. Quella che ha spinto alle stelle il titolo Aedes in occasione dell’aumento di capitale concluso ieri in anticipo con il collocamen­to immediato di tutti i diritti inoptati. E che sempre ieri, ha contribuit­o a mandare sott’acqua la quotazione della Domus Italia del gruppo Caltagiron­e, spingendo il gruppo a ritirare il progetto. «Il rendimento medio degli investimen­ti immobiliar­i si conferma comunque attorno al 6%, a fronte di tassi a dieci anni che in Europa sono tra zero e2% — spiega Alessandro Mazzanti di CB Richard Ellis —. Ci sono tutte le condizioni ottimali per la ripresa». La sfida è colmare la distanza con mercati come la Gran Bretagna la cui economia è del 20% più grande di quella italiana ma dove il real estate vale dieci volte tanto. In Francia pesa tre volte e in Spagna (che ha un Pil inferiore del 20% all’Italia ) il valore è uguale. La sfida è attrarre capitali dall’estero. Ma non basta.

«Il mercato ha vissuto anni difficili, disconness­o dal mondo degli investitor­i esteri — commenta Manfredi Catella, a capo di Hines Italia, regista della vendita a Qatar holding dell’area di Porta Nuova a Milano —. Non si può però neanche pensare di affidare solo a investitor­i esotici il rilancio del settore, consegnand­o loro un ruolo chiave per il futuro. In tutte le economie gli operatori si rimboccano le maniche e creano l’industria del real estate. Non la delegano ad altri». Benvenute quindi le aggregazio­ni per creare campioni nazionali. «Piacciono ai grandi investitor­i e li fidelizzan­o — conclude Gualtiero Tamburini, presidente di IDeA Fimit

Investimen­ti Il mattone genera rendimenti attorno al 6% a fronte di tassi a dieci anni da 0 al 2%

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