Il delirio burocratese che non giova alla scuola
Il giorno tal dei tali sono convocati gli esami di maturità: 11 parole. Undici! Per carità, sarà anche vero che non si può fare un decreto ministeriale così asciutto da apparire a ogni burocrate che si rispetti così essenziale da essere troppo semplice. Ma è fuori discussione che ormai, nella burocrazia italiana, siamo al delirio.
Basti dire che, per convocare gli esami di maturità dell’anno scolastico 2013-2014 il governo di Matteo Renzi, il quale diceva che «quella contro la burocrazia è la madre di tutte le battaglie» e che «serve una violenta lotta contro la burocrazia e utilizzo l’espressione “violenta” perché non abbiamo alternative», usò 55 «visto» iniziali.
Un messaggio demenziale alla scuola, ai professori, agli studenti. Un vero e proprio incoraggiamento a buro-delinquere: se un governo che vuole cambiare il mondo si va immediatamente a impantanare in commi, sottocommi e codicilli quale lezione può trarne uno studente? Che questo Paese non è fatto per i ragazzi magari ricchi di idee, fantasia, cultura e genio (via, alla larga, all’estero!) ma per i legulei, gli azzeccagarbugli, i merlettai del «comma 4duodetricies»: non ci crederete ma alla Camera e al Senato arrivano a fare leggi in cui ci sono appunto demenze quali questa. Dove duodetricies vuol dire ventottesimo o undetricies ventinovesimo e via così. Tutte cose che appaiono da ricovero coatto alle persone normali ma assolutamente «normali» a un tossico-burocrate ormai perso nelle visioni del burocratese, un micidiale miscuglio allucinogeno di buro-eroina, burococaina, buro-Lsd. La stessa ministra della Pubblica istruzione Stefania Giannini, dicono gli archivi, ha ammesso più volte la necessità di sburocratizzare. La risposta alle invocazioni della ministra, che ha il torto marcio di essersi poi rassegnata alla cosa senza piantare un casino che sarebbe stato salutare, è stata assolutamente fantastica. Nell’ultima «Ordinanza Ministeriale n. 11 Prot. n. 320 del 29 maggio 2015» estrosamente intitolata «Istruzioni e modalità organizzative ed operative per lo svolgimento degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado nelle scuole statali e non statali» i «visto» e «vista» iniziali sono saliti da 55 a 57. Cinquantasette! Più un «considerata». Scusate: che c’entra, quel «considerata»? Fosse spiritoso, il buroleguleio che ha steso il documento, massimo esempio dell’elefantiasi buro-parolaia che ci porterà a fondo, dovrebbe rispondere alla Totò: «Hiiii, chillo era lo sfizio…».