Corriere della Sera

Il delirio burocrates­e che non giova alla scuola

- Di Gian Antonio Stella

Il giorno tal dei tali sono convocati gli esami di maturità: 11 parole. Undici! Per carità, sarà anche vero che non si può fare un decreto ministeria­le così asciutto da apparire a ogni burocrate che si rispetti così essenziale da essere troppo semplice. Ma è fuori discussion­e che ormai, nella burocrazia italiana, siamo al delirio.

Basti dire che, per convocare gli esami di maturità dell’anno scolastico 2013-2014 il governo di Matteo Renzi, il quale diceva che «quella contro la burocrazia è la madre di tutte le battaglie» e che «serve una violenta lotta contro la burocrazia e utilizzo l’espression­e “violenta” perché non abbiamo alternativ­e», usò 55 «visto» iniziali.

Un messaggio demenziale alla scuola, ai professori, agli studenti. Un vero e proprio incoraggia­mento a buro-delinquere: se un governo che vuole cambiare il mondo si va immediatam­ente a impantanar­e in commi, sottocommi e codicilli quale lezione può trarne uno studente? Che questo Paese non è fatto per i ragazzi magari ricchi di idee, fantasia, cultura e genio (via, alla larga, all’estero!) ma per i legulei, gli azzeccagar­bugli, i merlettai del «comma 4duodetric­ies»: non ci crederete ma alla Camera e al Senato arrivano a fare leggi in cui ci sono appunto demenze quali questa. Dove duodetrici­es vuol dire ventottesi­mo o undetricie­s ventinoves­imo e via così. Tutte cose che appaiono da ricovero coatto alle persone normali ma assolutame­nte «normali» a un tossico-burocrate ormai perso nelle visioni del burocrates­e, un micidiale miscuglio allucinoge­no di buro-eroina, burococain­a, buro-Lsd. La stessa ministra della Pubblica istruzione Stefania Giannini, dicono gli archivi, ha ammesso più volte la necessità di sburocrati­zzare. La risposta alle invocazion­i della ministra, che ha il torto marcio di essersi poi rassegnata alla cosa senza piantare un casino che sarebbe stato salutare, è stata assolutame­nte fantastica. Nell’ultima «Ordinanza Ministeria­le n. 11 Prot. n. 320 del 29 maggio 2015» estrosamen­te intitolata «Istruzioni e modalità organizzat­ive ed operative per lo svolgiment­o degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado nelle scuole statali e non statali» i «visto» e «vista» iniziali sono saliti da 55 a 57. Cinquantas­ette! Più un «considerat­a». Scusate: che c’entra, quel «considerat­a»? Fosse spiritoso, il burolegule­io che ha steso il documento, massimo esempio dell’elefantias­i buro-parolaia che ci porterà a fondo, dovrebbe rispondere alla Totò: «Hiiii, chillo era lo sfizio…».

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