INTERVENTI E REPLICHE
Civati: perché ho lasciato il Pd
Il Corriere della Sera affida uno spazio fisso sulle sue pagine ad Aldo Grasso, come sapete. In questo stesso spazio, nel corso degli ultimi tre mesi, ho ricevuto numerosi attacchi personali. Per come ero vestito (sul serio), perché Bersani stava diventando come me (!), infine, domenica 28 giugno, perché, secondo l’editorialista, starei dando il via a una sinistra frazionista e bla bla bla. Colpisce sempre la disinformazione, che per un giornalista è un po’ un problema. Colpisce anche il tono sprezzante. Ma bisogna prendere le cose sportivamente: ci vuole passione e molta pazienza, anche. Del resto fa piacere avere una rubrica fissa che parla di te sul principale quotidiano nazionale. E in prima pagina! Do solo il mio contributo, se posso: per prima cosa, non sono uscito dal Pd per uno strano calcolo o per frazionismo, ma per un atto di sincerità. Siccome non stavo votando più come il gruppo di cui facevo parte su questioni essenziali e avevo votato contro cose parecchio importanti, ho ritenuto di sospendere la mia adesione al percorso avviato due anni fa e rilanciato l’anno scorso, che mi aveva sempre visto molto critico. Altri proseguono come se nulla fosse. Per me era diventato impossibile. Come credo per molti elettori parecchio sorpresi per via del plateale travisamento delle promesse elettorali del 2013. Diciamo che cerco di rappresentare loro e molto di coloro (erano 400 mila, ma non so come erano vestite, quindi forse non interessano) che alle primarie avevano votato per me e in molti casi, documentati, sono scappate fin dallo scorso anno. In secondo luogo, non sto facendo proprio nulla di quanto scrive Grasso, che mi coinvolge in una strana riflessione, forse confondendo le persone di cui parla e abusando dell’argomento dell’uomo di paglia. Ciò che sto facendo lo trovate all’indirizzo possibile.com. E non lo sto facendo da solo, ma con forze vive e fresche. E competenti e documentate.
On. Giuseppe Civati
Fantastico Civati! Il pezzo di domenica scorsa era dedicato a Stefano Fassina e Civati era citato solo di sguincio per sottolineare la vocazione al “Perdemos” della sinistra italiana. Tutto qui. In risposta, Civati si allarga, si spiega, si autopromuove. Si prende molto sul serio. E questo, francamente, un po’ mi delude. ( a.g.)