Bolt, è allarme rosso Salta Parigi e Losanna, ombre sul Mondiale
Gatlin e Gay volano, il giamaicano rinuncia ai meeting
Ecco, è successo. Anziché scaricarsi dal cielo sulla terra, come natura comanda, il Lampo è immobile, vuoto, spento. Guarda gli altri correre dal divano di casa, sbuffa. «Mi dispiace, ma non posso gareggiare al cento per cento. Mi fermo». Era nell’aria. Usain Bolt si ritira dai meeting di Parigi (sabato), dove aveva in programma i primi 100 metri seri della stagione, e di Losanna, giovedì 9, dove avrebbe dovuto riscattare «i peggiori 200 metri della mia carriera»: 20’’29 a New York, settima tappa della Diamond League, il 14 giugno scorso, quando è apparso chiaro a tutti che il motore della più straordinaria macchina da corsa mai inventata dall’uomo era ingolfato. A 50 giorni dal Mondiale di Pechino (22-20 agosto), è allarme rosso.
Si scopre, mentre gli Stati Uniti con la fedina macchiata dal doping (Gatlin, Gay) si riprendono ai Trials la supremazia nella velocità, che Bolt non sta bene, ha un problema alla gamba sinistra, un blocco dell’articolazione sacro-iliaca che ne limita i movimenti e mette sotto pressione ginocchio e caviglia. Sa tanto di alibi per sparire per un po’, motivare certe prestazioni sotto tono, volare a Monaco dal fedele (e discusso) dottor Mueller- Wohlfahrt e prendersi il tempo per decidere se è il caso di andare a schiantarsi contro lo squadrone americano in Cina, dentro quel Nido che lo vide nascere e potrebbe vederlo soccombere.
«Spero di tornare ad allenarmi il prima possibile » dice l’immenso gigione oggi controfigura di se stesso, seguito come un’ombra da coach Glen Mills, mai così prudente: «Da troppe settimane Usain si lamentava e non riusciva ad allenarsi come dovrebbe. A quel punto l’ho autorizzato a salire sull’aereo per andare a farsi visitare in Germania. Sì, sono molto preoccupato per i progressi nella sua preparazione».
Inchiodato alla modestia dei tempi prodotti quest’anno — 10’’12 nei 100 (Rio de Janeiro) e 20’’13 nei 200 (Ostrava) — dopo una stagione (2014) di esibizioni e ospitate, Bolt sta vivendo il peggior momento di sempre. A Pechino per farsi umiliare dagli ex dopati con i quali è in polemica («Chi è scorretto deve essere buttato fuori dal mondo dello sport») non andrà. E d’altronde i giorni per recuperare il gap che lo divide dai rivali — per non parlare dell’abisso che lo separa dal Bolt delle Olimpiadi, dei Mondiali e dei record —, sono davvero pochi. Il mondo dell’atletica è in fermento: a 28 anni, con la scoliosi dalla nascita, Usain Bolt sarà capace di risollevarsi dalle sabbie mobili in cui è sprofondato? Da due anni il sette volte campione olimpico non porta a termine una stagione completa. È dai Mondiali 2013 (tre ori a Mosca) che si sono perse le tracce del vero Bolt. «Ce la metterò tutta per tornare più forte di prima». Gatlin parla e corre al presente: il 17 luglio sarà sui 100 a Monaco, da uomo (oggi) più veloce del pianeta.