Addio Arcelli Ha inventato il preparatore nel calcio
Una brutta notizia per lo sport italiano: un malore, che lo ha colto in Sardegna, è stato fatale al professor Enrico Arcelli, 75 anni, medico, fisiologo e divulgatore al quale si devono contributi decisivi nella ricerca e nell’alimentazione. Proprio in quest’ultimo settore si stava sviluppando adesso la sua carriera: Arcelli era infatti il dietologo dell’Inter. Nato a Milano, ma varesino d’adozione e di residenza, «il prof» è stato una figura dalle impareggiabili qualità multidisciplinari: ha spaziato nell’amato ciclismo, nello sci, nel tennis, nel basket dove ha seguito i fuoriclasse della Ignis, nel calcio e nell’atletica leggera. Un’infinità di campioni e di personaggi è legata a lui, inclusi Alberto Tomba, Jean Alesi, Manuela Di Centa e quell’Alex Zanardi che seguì lo scorso ottobre nell’Ironman delle Hawaii. All’inizio degli anni 70, Arcelli inventò la figura del preparatore atletico applicato al pallone, gettando un sasso in uno stagno dall’acqua stantia: il Varese di Eugenio Fascetti, che correva quanto e forse più dei famosi cultori del calcio totale, fu un manifesto del suo lavoro. La diffidenza iniziale dell’ambiente (Mario Colantuoni, ex presidente del Varese e prima ancora della Sampdoria, lo chiamava scherzosamente «il ginnasiarca») si trasformò in stima incondizionata: fu così che questa persona dai modi garbati e dall’inesauribile vivacità intellettuale diventò anche consulente della Juventus, del Milan e del Chelsea. Ma oltre che uomo d’atletica — è stato responsabile federale del mezzofondo, del fondo e della marcia, essendo pure qui innovativo — Arcelli è stato prima di tutto di un riferimento nel ciclismo. Sua l’idea dell’ora su pista: la condivise con Alberto Sorbini e con il fratello Paolo, scomparso nove anni fa, che pensò a Francesco Moser. Nacque così l’operazione che portò al record del 1984 a Città del Messico. Questi ricordi, assieme a una formidabile produzione di articoli e di libri, tra i quali «Correre è bello» è una pietra miliare, rimarranno indelebili. Ma la tristezza per questo addio è infinita. Ovunque tu sia, go fast «prof».