«FI un po’ assente Io con i Radicali per combattere la malagiustizia»
Claudio Scajola ( nella foto), fra i fondatori di Forza Italia, quattro volte ministro con Berlusconi, diventa radicale? L’annuncio, tre giorni fa, a Radio Radicale.
Condivide le bandiere radicali: divorzio, aborto, eutanasia, diritti gay?
«Ho iniziato la politica con la Dc, non cambio idee. Tengo la tessera di Forza Italia e prendo quella radicale per combattere su carceri e giustizia».
Forza Italia ha sempre combattuto sulla giustizia.
«Forza Italia oggi è un po’ assente». Perché? «Berlusconi è gravato dalle vicende personali e gli attuali dirigenti usano due pesi e due misure: gli avversari sono colpevoli, gli amici tutti innocenti».
Lei è stato 40 giorni in carcere per la latitanza del deputato Matacena.
«Sono accusato di “procurata inosservanza della pena”, reato che parte da tre mesi. Ho parlato col Procuratore di Reggio, che mi ha arrestato». Cosa gli ha detto? «Che dovrebbe passare 15 giorni l’anno a Regina Coeli. Per capire che il vitto è immondo, ma soprattutto che i detenuti sono trattati come bestie e nessuno si occupa di recupero».
Dal 1983 lei è stato messo sotto accusa 13 volte.
« Due processi, sulla famosa casa al Colosseo e sui “dossier segreti”: assoluzioni con formula piena». Gli altri undici casi? «Nove archiviazioni, dal finanziamento illecito ai partiti, all’associazione a delinquere sul porto d’Imperia, alla tangente Finmeccanica».
La scorta tolta a Marco Biagi?
«Neanche indagato nel 2002. Caso riaperto tredici anni dopo, prescrizione. Resta il processo Matacena». Si sente come Tortora? «Sulla mia pelle mi sono reso conto che c’è qualcosa che non funziona».
E Forza Italia non basta, per affrontarlo.
«Il partito ha bisogno di una ristrutturazione urgente. Stabiliamo prima chi siamo, poi decidiamo le alleanze. Bisogna includere, non escludere, invece ogni giorno qualcuno va via».
Nella sua Liguria Toti è presidente.
«In Liguria non ha vinto Toti, ha perso la sinistra. Mi chiedevano le proposte di Forza Italia, non sapevo che rispondere». Si riparte da Berlusconi? «Non possiamo morire né renziani, né salviniani. Berlusconi può indicare la strada, fare il regista».