Corriere della Sera

Teresa, la palestra, il killer «Qualcuno ha visto»

I genitori della ragazza uccisa a Pordenone con il fidanzato

- Apasqualet­to@corriere.it

L’uomo quella sera era di pattuglia con Emanuele Armeni, 38 anni, che è stato arrestato ieri qualcosa, invitando gli amici dello sport, i colleghi, i fratelli di lei e di lui. Non avevano grilli per la testa, soltanto sogni. Volevano sposarsi».

Papà Rosario lo dice per smentire le molte voci girate sul conto dei ragazzi dopo l’omicidio. Lei bocconiana e assicuratr­ice ma anche barista e ballerina. Lui soldato e pesista olimpico, ma anche modello e animatore di serate. «Ma c’è davvero poco di vero in tutto questo — sostiene il padre con forza —. Le feste erano cose da giovani. Del bar non sapevamo nulla ma era certamente una cosa temporanea. È sempre stata una ragazza con la testa sulle spalle». La mamma si allontana e torna con un paio di documenti: uno è la pergamena di laurea in economia aziendale alla Bocconi, Sorridente Teresa Costanza il giorno in cui si è laureata alla Bocconi. La giovane è stata uccisa a Pordenone lo scorso 17 marzo l’altro il master in marketing. «È sempre stata bravissima a scuola e anche dopo la laurea non ha avuto problemi a trovare lavoro. Nove mesi da manager alla Prenatal, poi all’Ina Assitalia... » . Entriamo in una stanza piena di tele, colori e tavolozze: l’atelier di Teresa. «Dipingeva, e questi sono i suoi quadri...».

Fino allo scorso anno, quando ha conosciuto Trifone. E qui ti aspetti almeno un sospiro. E invece no: «Bravissimo ragazzo, tutto sport, lavoro e Teresa. Un gigante buono. Non aveva vizi: non beveva, non fumava, non prendeva schifezze. Aveva fatto il modello, sì, un calendario. E allora? Cosa c’è di male? Mai vista Teresa così felice. Hanno trascorso un’intera estate insieme: due mesi a Monopoli dai suoi parenti, qualche settimana in Sicilia dai nostri. E quando sono tornati Teresa aveva deciso di trasferirs­i da lui, a Pordenone». Nessuna preoccupaz­ione neppure quando se n’è andata, salutando Milano e Lodi. «Sapeva quel che faceva. Si è iscritta subito all’università di Udine e si è messa a cercare lavoro, che ha trovato quest’anno in un’agenzia assicurati­va di Pordenone. Il bar sarà stato un ripiego momentaneo». Spasimanti? «Ma no, la storia con il precedente fidanzato era chiusa da tempo. E nessuno la importunav­a». Si è parlato di mafia. «Sciocchezz­e». Di droga, di anabolizza­nti. «Lui di certo non ne prendeva, era un purista». Cosa può essere successo allora? «Noi abbiamo pensato anche a un errore di persona, Trifone aveva un amico con una fidanzata biondina come lei». Ma gli investigat­ori lo escludono. E quel messaggino di Teresa all’imprendito­re della movida milanese: «Stai affogando nelle tasse? Why? Se vuoi ho un paio di soluzioni»? Il padre: «Sarà stata una battuta, Teresa non sapeva nulla di tasse. Per dire: il giorno dell’omicidio mi ha chiamato alle 18.30, voleva un consiglio per aprirsi una partita Iva da un mio consulente». Prima aveva chiamato anche la madre: «Era allegra come sempre, nessuna preoccupaz­ione. Mi ha detto: “torniamo presto”».

Non sono più tornati. Papà Rosario riprende in mano la canna dell’acqua, sospira e torna a innaffiare. Sempre la stessa piantina.

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