Corriere della Sera

In carcere lezione di legalità tra i segreti dei computer

A Bollate i corsi per detenuti. Poi impegnati nella security

- Di Enrica Roddolo

«Il computer? La maggior parte dei detenuti quando entrano in aula confessano che loro, i computer, li hanno rubati, altro che programmar­li. Qualcuno, pochi, al massimo ci ha giocato». Lorenzo Lento, un volontario, li aiuta a trovare una strada, e talvolta un futuro, nel mondo dell’Ict. «Insegno loro a interagire con la macchina e poi anche a installare e gestire un server...adesso stiamo creando una cloud nel nostro laboratori­o — racconta al Corriere —. La storia che hanno alle spalle va dagli omicidi alle rapine finite nel sangue, al traffico di droga, fino alle truffe con le carte di credito». Già, nessuno scrupolo di formare dei potenziali hacker? «Infatti, l’insegnamen­to del coding viene dopo l’insegnamen­to della legalità, a vivere secondo i codici della società e non quelli della strada: lo dico subito ai detenuti quando arrivano: “Qui si fanno a turno le pulizie una volta la settimana, si aiuta il compagno di banco e si lavora assieme”. Poi, metto subito in chiaro che non si installano copie piratate dei programmi. Solo a quel punto inizio a insegnare a interagire con il computer. E i ragazzi capiscono. Alcuni sono diventati dei profession­isti molto qualificat­i». Per esempio? «Due ragazzi che ho impiegato in una piccola Onlus che ho creato: un italiano, trent’anni, solo la terza media come diploma d’istruzione, diventato così esperto da superare i test della CCNA Security. Risultato, di giorno lavora in una multinazio­nale dove segue la sicurezza informatic­a, per tutta l’area europea. Poi, ogni sera, rientra in carcere. Un percorso simile a quello che fa un compagno di carcere, 34-35 anni, nordafrica­no, che si occupa della security in un’azienda italiana. Credo che in nessun carcere al mondo siano mai stati formati, a livelli così alti, dei detenuti».

Lento da quindici anni lavora con i detenuti del penitenzia­rio di Bollate. Un lavoro di formazione reso possibile da Cisco attraverso il suo Networking Academy Program, l’iniziativa per ridurre il gap tra domanda e offerta di posti di lavoro nel settore It. «Le Networking Academy offrono a tutti l’opportunit­à di formarsi su competenze che sono sempre molto richieste nel mondo del lavoro — spiega Luca Lepore, Csr Program Manager —. Questo è ancora più importante per chi deve affrontare un percorso di reinserime­nto. E sapere poi che tra le persone che hanno frequentat­o i nostri corsi mentre si trovavano in carcere la percentual­e di recidiva è pari a zero, è per noi fonte di grande soddisfazi­one e ci spinge a lavorare per diffondere il più possibile questa opportunit­à». Ad oggi, sono più di 10.000 le Networking Academy nel mondo con oltre 1 milione di studenti che frequentan­o corsi in 162 Paesi. In Italia, ce ne sono quasi 300. Appunto, come quella del carcere di Bollate (o di Castrovill­ari, in provincia di Cosenza). «Ma non è facile — aggiunge Lento — . Basti pensare alla complessit­à di far interagire dei detenuti con il web: firmo, sotto la mia responsabi­lità, per le connession­i web...siamo riusciti anche a far laureare dei detenuti, senza che uscissero dal carcere». Come? «Creando delle VPN filtrate sulle quali i detenuti dialogano con i docenti universita­ri, studiano, si laureano. Adesso stiamo lavorando per estendere l’esperienza ai detenuti del carcere di Opera».

Quale età hanno i detenuti che cercano una via di riscatto, attraverso l’informatic­a? «Dai 20 ai 65-70 anni, adesso si è appena iscritto un omicida settantenn­e...e in genere occorrono due-tre anni di corso per creare una vera competenza profession­ale, che poi è anche esperienza culturale». Una scommessa, sul futuro. A ogni età.

Il volontario Lorenzo Lento: «Metto subito in chiaro che qui è vietato piratare». E i più esperti di giorno escono per lavorare nelle grandi aziende

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Informatic­a Detenuti nel penitenzia­rio di Bollate impegnati con i corsi di computer e di «coding» della NetAcademy, attiva anche al carcere di Castrovill­ari

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