Il salvagente europeo per la Grecia Tsipras prepara il rimpasto di governo
La crisi Prestito ponte di 7 miliardi dalla Ue. Nuova liquidità alle banche dalla Bce
Dopo il sì del Parlamento greco sulle misure per ottenere gli aiuti, l’Europa ha dato il via libera al prestito ponte di sette miliardi per la Grecia e la Bce ha riaperto il rubinetto della liquidità d’emergenza alle banche che lunedì riapriranno. Il governo Tsipras verso il rimpasto e nuove elezioni in autunno. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella critico sull’austerity: «Così la Ue rischia di soffocare»
Un segnale netto lo ha dato il presidente della Bce Mario Draghi, dichiarando che la sua istituzione «continuerà ad agire in base al presupposto che la Grecia rimarrà un membro della zona euro», aumentando di 900 milioni la liquidità d’emergenza al sistema bancario greco e annunciando l’apertura di «qualche spazio» per acquisti di titoli ellenici con il programma Qe. Misure che facilitano la riapertura delle banche, prevista per lunedì prossimo. Ma il sì del Parlamento di Atene alle misure di austerità, preteso dall’Eurosummit dei 19 capi di governo della zona euro, ha sbloccato soprattutto gli interventi di salvataggio della Grecia dall’insolvenza dell’Eurogruppo e dell’Ecofin. I 19 ministri finanziari della zona euro, in teleconferenza, hanno dato il via libera al terzo piano di prestiti (82-86 miliardi in tre anni) «in linea di principio». Gli sherpa dell’Ecofin, che include tutti i 28 Paesi membri, hanno definito il ricorso al fondo salva Stati Efsm per i 7 miliardi necessari per coprire lo scoperto con il Fmi e la scadenza della settima prossima con la Bce. Il vicepresidente lettone della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha detto che la ratifica dell’Ecofin sul prestito ponte ci sarà oggi. Probabilmente basterà la procedura scritta (non richiede la presenza dei 28 ministri finanziari). Altri 5 miliardi sono in arrivo per evitare l’insolvenza di Atene durante l’estate. Al governo greco è stato concesso di restituire questi 12 miliardi quando avrà incassato le prime erogazioni del terzo piano.
L’intero meccanismo di salvataggio era stato congelato dopo il rifiuto del premier greco di estrema sinistra, Alexis Tsipras, di accettare le misure di austerità pretese soprattutto dalla cancelliera tedesca di centrodestra Angela Merkel, dal suo ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble e dalla ex
Rassicurazioni «Agiamo in base al presupposto che il Paese resta membro della zona euro»
troika dei creditori (Commissione europea, Bce e Fondo monetario di Washington).
Nell’Eurogruppo preparatorio dell’ultimo Eurosummit, Schäuble aveva spinto per l’uscita per cinque anni della Grecia dalla zona euro, arrivando a un vivace «scambio di vedute» con Draghi. Ieri il ministro delle Finanze tedesco ha insistito mettendo in dubbio il terzo piano di salvataggio: «Vedremo nei negoziati se c’è un modo di arrivare a un nuovo programma, considerando che le necessità finanziarie (della Grecia, ndr) sono cresciute incredibilmente». Merkel, chiedendo al suo partito Cdu di approvare oggi in Parlamento il terzo piano di aiuti ad Atene, lo ha giustificato sulla Grexit ritenendo utile «discutere di ogni possibile variante». Draghi, richiesto dai giornalisti di replicare a Schäuble, ha detto di non voler «commentare le dichiarazioni di politici». La sua rassicurazione sulla permanenza della Grecia nell’euro è apparsa però inequivocabile. Ha anche appoggiato la cancellazione di una parte del debito ellenico per renderlo sostenibile, mettendosi in linea con Fmi e Commissione europea.
Il ministro delle Finanze di Berlino, invece, è contrario e nei giorni scorsi ha affermato che una riduzione del debito greco sarebbe addirittura «illegale» per la normativa Ue. «Un alleggerimento del debito è necessario — ha rimarcato il presidente della Bce —. Penso che nessuno lo possa negare. Il problema è solo qual è il modo migliore nel nostro quadro istituzionale e legale. Ci dobbiamo concentrare su questo».