Corriere della Sera

PENSIONI IL CANTIERE INFINITO

- Di Maurizio Ferrera

Il cantiere della legge di Stabiltà sta per aprirsi ed ecco arrivare, puntali come orologi, nuove proposte in materia di pensioni. Quest’anno non si tratta solo di salvaguard­ie per gli esodati o deroghe per questa o quella categoria. Si vorrebbe ripristina­re la pensione di anzianità generalizz­ata a partire da 62 anni, non appena il totale fra età e durata della contribuzi­one raggiunge «quota 100». La cosiddetta flessibili­tà in uscita è un’idea su cui è opportuno riflettere. A certe condizioni, può aiutare le imprese che hanno bisogno di alleggerir­e il personale e amplierebb­e le opzioni di ritiro dal lavoro, sulla base di esigenze o preferenze personali. In un mercato occupazion­ale come quello italiano può anche crearsi qualche spazio (anche se meno di quanto si pensi) per l’assunzione di giovani. Ma chi paga? Anticipare l’età della pensione vuol dire allungarne la durata e dunque il costo. I contributi versati non bastano oggi a coprire i trattament­i individual­i, neppure a partire dai 65 anni con contribuzi­one piena. Molti non ci credono, ma è così. Nei decenni passati si è prestata poca attenzione alla congruità fra ammontare dei contributi di legge e la formula di calcolo delle pensioni. Il principale responsabi­le dello «sbilancio» è però l’invecchiam­ento demografic­o. A 65 anni gli uomini hanno una aspettativ­a media di vita residua pari a 18,3 anni, le donne a 21,9 (stime Istat): cinque o sei anni in più rispetto al 1970. Per almeno la metà di questo periodo si continua anche a godere di buona salute.

Più si allunga la vita (una conquista enorme), più dobbiamo preoccupar­ci di come finanziare le pensioni. Chi propone la flessibili­tà in uscita deve spiegare bene come intende coprirne i costi. Le soluzioni sono due. La prima è che paghi lo Stato. Le stime indicano una cifra pari ad almeno 5 miliardi di euro l’anno da qui al 2025. Nuove tasse? Tagli di spesa? In entrambi i casi, sacrifici per chi lavora, con conseguenz­e tutte da valutare. La seconda strada è quella delle riduzioni d’importo (non chiamiamol­e «penalizzaz­ioni»). Poiché la sua pensione durerebbe più a lungo, a chi esce prima si dovrebbe chiedere di accettare prestazion­i leggerment­e inferiori. Di quanto? In Germania si opera una riduzione dello 0,3 per cento per ogni mese di anticipo (purché ci siano 45 anni di contributi e 65 anni). Più o meno è la stessa cifra indicata dall’Inps per chi si ritirasse a 62 anni: 3,5 per cento l’anno. Nella misura in cui ne traggono vantaggio, anche le imprese dovrebbero partecipar­e ai costi.

Il presidente dell’Inps Tito Boeri ha fatto a questo proposito una proposta interessan­te. Se vogliono spingere un dipendente all’uscita anticipata, i datori di lavoro potrebbero prolungare la contribuzi­one anche dopo la risoluzion­e del contratto, in modo che a 67 anni scatti un aumento della pensione. Questa opzione potrebbe essere allargata agli eventuali contributi che un pensionato d’anzianità versasse per nuovi lavori o lavoretti. Va benissimo discutere di flessibili­tà in uscita in vista della prossima legge finanziari­a. Ma deve essere chiaro che i costi non vanno scaricati sul bilancio pubblico. In tema di welfare, le priorità devono semmai essere gli ammortizza­tori sociali, le politiche attive e di conciliazi­one, il reddito minimo.

Poiché ha raccomanda­to alcune di queste misure, Tito Boeri è stato definito dai sindacati come «ministro della Povertà». Speriamo l’abbiano inteso in senso elogiativo. La povertà in Italia è ancora molto elevata, come ha confermato ieri l’Istat. Il governo ha per ora promesso un investimen­to di un miliardo e mezzo in tre anni: una cifra decisament­e troppo bassa. Il sostegno dei più deboli, e non certo il ripristino delle pensioni di anzianità, è la vera emergenza per il welfare italiano. Ed è su questo fronte che andranno misurate la qualità e l’efficacia sociale delle prossime scelte di bilancio.

Ipotesi ragionevol­e La vita si è allungata: una strada percorribi­le è quella delle riduzioni di importo da applicare a chi esce prima

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