Corriere della Sera

Il pragmatism­o di Francofort­e

Nei giorni più difficili dell’euro, i nervi saldi del presidente Bce: restiamo ancorati alle certezze. «Atene nella moneta unica»

- Di Danilo Taino

Ilprimo obiettivo del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, chiaro anche nelle dichiarazi­oni di ieri: far sapere che evidenteme­nte l’istituzion­e di Francofort­e, nel caos, non si perde.

Le due settimane più difficili nella storia, non lunga ma impegnativ­a, della Banca centrale europea ieri sono sembrate facili. Quasi scontate. L’approccio cartesiano di Mario Draghi, durante la conferenza stampa seguita alla riunione mensile del Consiglio dei governator­i della Bce, si è tradotto nel momento più chiaro sentito finora per spiegare i giorni della grande crisi di Atene: in realtà rocamboles­chi e così estremi da fare vacillare le certezze dell’eurozona. Uno dei suoi obiettivi, forse il primo, è evidenteme­nte fare sapere che a Francofort­e c’è un’istituzion­e che, nel caos, non si perde.

A dire il vero, rispondend­o alle domande, Draghi ha detto di non volere «minimizzar­e le difficoltà che la Bce e il Consiglio dei governator­i hanno avuto nelle scorse settimane nel prendere decisioni» che dovevano tenere conto dello stato delle banche greche, del funzioname­nto del sistema dei pagamenti, della politica monetaria, della necessità di non prendere rischi eccessivi. Ma la chiave per superare ostacoli e dubbi è stato il riferiment­o al mandato della Bce, qualcosa che nel dibattito dei giorni scorsi — non meno caotico tra commentato­ri e analisti di quanto lo fosse nei vertici di Bruxelles — raramente è stato tenuto in conto. La questione può sembrare una copertura legalistic­a a scelte fatte o non fatte. In realtà investe il ruolo stesso della Bce.

Nelle settimane scorse, l’istituzion­e si è trovata più volte in prima fila, nella crisi. Soprattutt­o, per decidere se erogare liquidità alle banche elleniche, se mantenerla invariata, se ridurla. In sostanza se tenerle in vita oppure farle crollare con ciò dando il via al processo di uscita di Atene dalla moneta unica. La situazione che si era creata, le iniziative del governo greco e le indecision­i dei ministri europei spingevano la Bce verso scelte politiche che non spettavano a lei. Un passo falso avrebbe potuto mettere in discussion­e la sua indipenden­za, valore sul quale è nata ed è la fonte prima della sua legittimit­à, sia agli occhi dei mercati, sia davanti ai governi e alle opinioni pubbliche.

Draghi ha dunque spiegato che, ad esempio, la decisione di ieri di dare 900 milioni di liquidità in più alle banche greche è «simmetrica» a quella presa a fine giugno di non aumentarla: allora non c’era la prospettiv­a di un programma di aiuti alla Grecia, e quindi il denaro avrebbe potuto essere perso, « ora la situazione è cambiata». Un passaggio ieri è stato particolar­mente chiaro, quando Draghi ha letto le parole che aveva pronunciat­o durante il weekend nei vertici europei in replica a chi sosteneva che la Bce avrebbe dovuto tagliare la liquidità erogata fino ad allora alle banche greche (e quindi spingere il Paese fuori dalla moneta unica).

«Non sta alla Bce decidere chi è membro o non lo è» (dell’Unione monetaria), ha letto nei suoi appunti. La Bce ha operato «nell’assunto che la Grecia rimarrà nell’euro. Se questo assunto è giusto è interament­e nella responsabi­lità sia del governo greco sia degli Stati membri qui rappresent­ati». Nei giorni scorsi, molti commentato­ri avevano sostenuto che la Bce stava correndo il rischio di politicizz­arsi: qualcosa che, se avvenisse, sarebbe pericoloso non per ragioni legalistic­he ma perché prima o poi sollevereb­be la questione dirompente della legittimit­à democratic­a di un’istituzion­e non eletta che prende decisioni politiche. Draghi non ha negato che il rischio c’era; ma ha chiarito che non si è concretizz­ato.

Ed è andato oltre, sempre non da politico o da economista che esprime le sue opinioni ma da presidente di un’istituzion­e. Rispondend­o alle molte domande sulla Grexit, messa in campo ufficialme­nte dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, ha ammesso che l’Unione monetaria «è imperfetta, e dunque fragile, vulnerabil­e e non porta risultati». Quindi andranno fatte scelte per ulteriori forme di integrazio­ne. Ma non ha detto se sarebbe stato meglio o peggio l’uscita di Atene dall’euro, non sta a lui. Se i politici avessero scelto la Grexit, cosa avrebbe fatto? «Avremmo rispettato il Trattato? Sì, è lì dove il nostro mandato è racchiuso», è stata la risposta non politica.

Il presidente della Bce ha reso esplicito il fatto che la banca è del tutto decisa a impegnarsi affinché l’accordo dello scorso weekend e il programma di aiuti alla Grecia che si definirà abbia successo. Non solo perché ha sostenuto che, per la prima volta, i capi di governo hanno approvato un piano non generico ma preciso su contenuti e tempi. Ma anche perché la Bce ha ben chiaro quali saranno i prossimi punti caldi da affrontare. Sul debito della Grecia, Draghi ha detto che un alleggerim­ento è una questione «non controvers­a»: è scontato che ci voglia e nessuno l’ha mai messo in discussion­e. Il problema è quale forma debba prendere «nella nostra cornice istituzion­ale » , e su questo «credo ci dobbiamo concentrar­e nelle prossime settimane». E sull’acquisto di titoli in corso da parte della Bce ( il Quantitati­ve Easing), che al momento esclude la Grecia, ha affermato che esiste una road map che contempla, se le condizioni necessarie perché si possa applicare verranno esaudite, l’allargamen­to ad Atene, forse già dopo l’estate. La Bce sarà pienamente in campo, in altre parole.

Nella crisi greca, l’istituzion­e non ancora maggiorenn­e (è nata nel 1998) sta dando l’impression­e di maturare in tempi accelerati. E’ di fronte a sfide che altre banche centrali non hanno mai affrontato. Non solo la crisi dell’euro e dell’architettu­ra che lo sostiene (male). Soprattutt­o, deve operare in un quadro politico, istituzion­ale e normativo — quello di un’unione monetaria tra 19 Paesi diversi — con il quale nessuno si è mai misurato prima. Niente è scontato in quello che è successo in Grecia nelle scorse settimane e mesi. E probabilme­nte non c’è molto di prevedibil­e in ciò che accadrà nei prossimi. La Bce di Mario Draghi si è però posizionat­a per essere il perno delle poche certezze cartesiane del momento.

Non sta alla Bce decidere chi è membro dell’Unione e chi no È scontato che ci voglia un alleggerim­ento del debito sovrano greco

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Mario Draghi presiede la Bce dal 2011
Presidente Mario Draghi presiede la Bce dal 2011
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