C’è una nuova opinione pubblica che ha seguito il voto in Grecia
La discussione in Rete Il dibattito sui social network tra i cittadini dei diversi Stati ha mostrato l’esistenza di una domanda di pensiero europeo
Il voto al Parlamento greco non è stato semplicemente coperto dai giornalisti delle principali testate straniere; com’è ovvio, data l’importanza dell’evento e le implicazioni economiche, sociali e politiche a livello internazionale. Ma è stato seguito, commentato e dibattuto dai cittadini di molti stati europei sui social network. Non tanto piazze virtuali, quanto versione digitale, anzi loro summa babelica, dei luoghi comuni di conversazione europea, alta e bassa, stretta e larga, dove si consumano letture e gossip, dicerie e dotte analisi: i salotti inglesi, i caffè francesi, le birrerie tedesche, i bar (sport) italiani...
A dimostrazione che un’opinione pubblica europea esiste, o almeno esistono le sue premesse, perché corrispondono a un bisogno reale: sapere, seguire e discutere gli eventi di uno Stato europeo che possono avere effetti anche sugli altri Paesi. Non si tratta, insomma, dell’europeismo balneare del calciomercato estivo con vista sulla Champions, di quello studentesco dell’Erasmus o della, più seria, migrazione interna per motivi lavorativi.
Paradossalmente, una delle lingue più usate è l’inglese, idioma di un Paese con un retaggio globale sì, ma una visione politica non proprio eurocentrica. In fondo la lingua franca dei dotti, nell’Europa del passato, era il latino, idioma di un impero che non c’era più, la cui naturale nipotina, l’Italia, non c’era ancora. Mentre la stampa — e il volgare scelto da Lutero —, è stata il mezzo che ha sconvolto, e modernizzato, religione e geopolitica.
Non bisogna idealizzare il popolo dei social — posto, poi, che questa espressione abbia senso — nè il mezzo che lo battezza, che comunque ha permesso a vari popoli di abitare uno stesso spazio transnazionale (caotico, anarchico, ma pure aperto e informativo). È utile allora ricordare quanto diceva il filosofo Jean Baudrillard (1929-2007) a proposito della prima Guerra del Golfo: volendo generare un paradosso, ben riassunto nel titolo, nel saggio La guerra del Golfo non ha avuto luogo (1995) sosteneva che la sovraesposizione mediatica del conflitto avesse di fatto oscurato la sua possibilità di comprensione. Quella spettacolarizzazione uccideva la possibilità di visione: allora la socializzazione di oggi può uccidere la possibilità di comprensione?
Spesso sui social l’opinionismo rende più difficile la comprensione dei fatti. Ma è un dato di fatto che esiste una nuova opinione pubblica europea, tra i più giovani e i più digitalizzati, liquida, a volte infiammabile, e rappresenta una domanda di politica europea, di pensiero europeo, di classe dirigente europea. Non europeista, come certi professionisti della Ue, tecnocrati e burocratici, né demagogicamente nazionalista, come certi professionisti anti Ue.