Corriere della Sera

Il fronte laico si rafforza in Parlamento

- Monica Guerzoni

«Nel Pd ci sono i laici, non i laicisti...» chiarisce il senatore democratic­o Miguel Gotor mentre chiacchier­a, su un divanetto della Camera, con Monica Cirinnà e Ivan Scalfarott­o. Lei è la relatrice della legge sulle unioni civili a Palazzo Madama e lui, sottosegre­tario alle Riforme, è al diciottesi­mo giorno di sciopero della fame per i diritti delle coppie gay, «battaglia di civiltà».

Laici o laicisti? La domanda aleggia in un Parlamento che vede gonfiarsi l’onda di deputati e senatori pronti a votare provvedime­nti che fanno scendere in piazza i cattolici integralis­ti. Dal divorzio breve al divorzio immediato, ora in commission­e Giustizia del Senato. Dalla legalizzaz­ione della marijuana alle coppie di fatto, riforma che Renzi vorrebbe approvare entro l’estate grazie anche alla desistenza di Alfano.

Contro il disegno di legge Cirinnà, che prevede l’adozione del figlio del partner all’interno leggere e prostituzi­one assieme.

Caduto il tabù delle «canne», il sottosegre­tario Angelo Rughetti ci scherza su: «La verità? Stiamo tutti invecchian­do e non vogliamo che i nostri figli si mettano nei guai». Il laicismo non c’entra assicura Giachetti, vicepresid­ente della Camera e pontiere col M5S: «È una iniziativa così vasta da contenere anche i cattolici, non la caratteriz­zerei con fotografie ingiallite del passato. La società è cambiata e i sondaggi dimostrano che la è gente è con noi». I renziani la chiamano realpoliti­k. Ma il capogruppo del Misto, Pino Pisicchio, va più a fondo: «Il disimpegno delle gerarchie ecclesiast­iche ha portato al silenzio i cattolici in politica». Dov’è Beppe Fioroni? E Matteo Richetti, che aveva provato a lanciare una corrente di catto-renziani con Guerini e Delrio, si prepara a votare le unioni civili: «Non ci siamo inabissati, ma la presenza dei cattolici è più carsica che in passato». Casini voterà contro le unioni civili, però riconosce che il clima è cambiato: «La piazza del Family Day non l’ha organizzat­a la Cei». Tra i pontieri al lavoro perché il ddl Cirinnà non venga depotenzia­to c’è un ex dc come Giorgio Tonini, che si è formato alla scuola di laicità di Zaccagnini e c’è un ex ds come Beppe Lumia, già vicepresid­ente della Fuci.

«La mia legge sarà approvata — incrocia le dita la Cirinnà — perché questo Parlamento, composto al 90% da eterosessu­ali sposati, si fa finalmente carico anche delle convivenze dei gay». L’hashtag #stopcirinn­a che la perseguita su Twitter, accusandol­a di voler legalizzar­e l’utero in affitto, non le fa paura. Perché i «cattofasci­sti», come i laici del Pd chiamano gli amici di Giovanardi, Malan, Gasparri e Sacconi, sembrano destinati a perdere la guerra.

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