Corriere della Sera

L’ACCORDO CON L’IRAN UN PERICOLO ANCHE PER NOI

- Riccardo Pacifici

Caro direttore, mentre si esulta per un «Medio Oriente stabile», Israele si prepara ad una guerra, visto che lo sblocco di 150 miliardi di dollari sarà usato dal regime dispotico iraniano per finanziare i loro più fedeli alleati primi fra tutti Hezbollah, Jihad Islamica e Hamas. Consapevol­i che Califfato Islamico e Iran, sebbene diversi, hanno lo stesso obiettivo di dominazion­e del Medio Oriente.

L’accordo firmato a Vienna accetta l’Iran come stato nucleare e la decisione sulle tempistich­e per la realizzazi­one di una bomba atomica. Un riconoscim­ento che, invece di fermare la proliferaz­ione delle armi nucleari, costringer­à le potenze arabe sunnite, Arabia Saudita ed Egitto in primis, a dotarsi dei loro programmi atomici per frenare l’egemonia sciita guidata dall’Iran nella regione.

Proprio mentre l’Egitto deve affrontare la sfida più importante per arginare l’avanzata del Califfato Islamico nel suo Paese, a cominciare dalle infiltrazi­oni dentro la penisola del Sinai e dopo l’attentato al consolato italiano ad Il Cairo, le potenze del 5+1 sbloccano l’embargo economico, in cambio di promesse che la storia del regime teocratico iraniano ha dimostrato che non rispetterà. Stiamo parlando di un regime che cerca non solo di colpire obiettivi israeliani ed ebraici nel mondo (l’esempio argentino ne è una delle prove), ma di esportare dal 1979 la rivoluzion­e e portare alla dominazion­e sciita nell’intero Medio Oriente e in ogni continente.

Mentre ci si affretta a giustifica­re questo accordo scellerato, dichiarand­o che era l’unica alternativ­a affinché l’Iran non fosse coinvolto in un conflitto armato, ci si dimentica di raccontare all’opinione pubblica occidental­e, che l’Iran è già in guerra in Siria, in Iraq e nello Yemen.

Nessuno vuole qui sostenere che quegli accordi sono un atto ostile ad Israele, ma è lecito chiedersi come mai in quelle 100 pagine dettagliat­e di accordi, non si è preteso per esempio che lo sblocco dell’embargo doveva passare anche attraverso il riconoscim­ento da parte del regime iraniano dello Stato d’Israele senza la quotidiana minaccia di distruzion­e «dell’Entità Sionista » . Si doveva pretendere che l’Iran non neghi la Shoah ( periodicam­ente Teheran organizza un concorso a premio di vignette negazionis­te). Era dovere da parte della stessa Europa dei diritti alla famiglia con le «unioni civili» di pretendere che l’Iran sia terra in cui l’omosessual­ità non si paga con la morte e dove la vita della donna non può valere legalmente metà di quella dell’uomo.

Adesso tutto è nella mani della grande democrazia americana che nei prossimi due mesi dovrà ratificare tale accordo alla Camera e al Senato. Sia dentro il Partito Repubblica­no, ma anche in quello Democratic­o, vi sono forti perplessit­à. Per questo dobbiamo guardare con rispetto l’esito.

Su questo esempio, forse sarebbe opportuno che nei parlamenti nazionali in Europa o nello stesso parlamento europeo, si apra un dibattito e si ratifichi, magari con alcuni emendament­i, questo accordo.

In gioco non vi è solo la sicurezza d’Israele e degli ebrei nel mondo, vi è in gioco la sicurezza degli Usa e dell’Europa, visto che la capacità balistica dei misdi sili iraniani, ad oggi, già può colpire il cuore dell’Europa.

Mentre vi è chi esulta nelle pubbliche piazze a Teheran, oggi noi cittadini europei siamo chiamati a coniugare le preoccupaz­ione per la guerra in Ucraina e la lotta al fondamenta­lismo Islamico, con la presa di coscienza che questo accordo non aiuterà ad aumentare la sicurezza della comunità internazio­nale ma, amplifican­do le crisi in Medio Oriente, metterà a repentagli­o la stessa sicurezza del continente europeo. È facile prevedere, per esempio, che questa contrappos­izione determiner­à un aumento del numero di rifugiati che busseranno alla porta dell’Europa. Probabilme­nte sarebbe stato meglio che sul quel tavolo di Vienna, fosse stato presente un libro sulla tragica storia del Terzo Reich.

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