Corriere della Sera

«Tute blu, contratto a zero aumenti»

Federmecca­nica: il salario non può salire. Fim e Uilm: 105 euro in busta paga

- Melania Di Giacomo

ROMA «Federmecca­nica come la Fiom: entrambi non vogliono fare il contratto»: quanto siano distanti le posizioni non solo tra parte datoriale e sindacati ma anche, ancora, tra le stesse tute blu è evidente dalle parole del segretario della Fim Cisl Marco Bentivogli. Parte in salita il rinnovo del più importante contratto nazionale, che riguarda 1,6 milioni di lavoratori e scade a fine anno, con il presidente di Federmecca­nica, Fabio Storchi, che ha giocato d’anticipo inviando una lettera ai segretari di Fiom, Fim e Uilm proponendo un rinnovo senza aumento di costi. E col fronte sindacale spaccato.

Fallito il tentativo di presentars­i al tavolo già in settembre con una proposta condivisa, la trattativa vedrà Fim e Uilm - che hanno firmato già i precedenti due rinnovi triennali senza la Fiom - fare un percorso a sé. Ieri i consigli nazionali delle due sigle hanno approvato la piattaform­a comune che prevede un richiesta di aumento medio salariale di 105 euro lordi in tre anni e proposte su partecipaz­ione dei lavoratori, inquadrame­nto profession­ale (che risale al 1973), welfare integrativ­o e misure per arrivare a una «staffetta generazion­ale». Ed è polemica coi metalmecca­nici Cgil, che secondo i segretari Bentivogli e Rocco Palombella hanno di fatto presentato la propria piattaform­a lo scorso fine settimana nell’Assemblea nazionale Fiom chiamandos­i, dunque, fuori da un percorso condiviso. Ma il segretario della Fiom, Maurizio Landini accusa Fim e Uilm di rifiutare «il confronto», impedendo «ai lavoratori di costruire una piattaform­a unitaria».

Prima che i sindacati ufficializ­zassero le proprie proposte, mercoledì Storchi ha chiesto nella lettera il contributo dei lavoratori alla ricostruzi­one del settore, che ha davanti «uno scenario post bellico», con il 30% di produzione industrial­e andato in fumo dal 2007, un quarto della capacità produttiva «polverizza­ta» e quasi 300 mila posti di lavoro persi. Quello che Federmecca­nica propone è un nuovo modello di contratto nazionale senza «incrementi di costo», mentre «la distribuzi­one della ricchezza aggiuntiva deve avvenire solo dove questa di fatto viene prodotta: in azienda». Storchi spiega come le retribuzio­ni in otto anni siano cresciute del 23,6%, a fronte di una dinamica inflattiva molto inferiore, del 13,2%. E nel triennio 2013-2015, la variazione dell’Ipca (l’inflazione al netto dei beni energetici importati, su cui si calcolano gli adeguament­i) è risultata a consuntivo di poco superiore al 2%, quando invece era stata prevista nel precedente rinnovo al 6%.

«Ci propongono un aumento di 2,70 euro», hanno fatto i conti Fim e Uilm consideran­do l’adeguament­o all’inflazione pagato dalle aziende e, a consuntivo, non dovuto: «Abbiamo davanti il rinnovo più difficile della storia». «Se Federmecca­nica manterrà una posizione rigida sul salario e dimostrerà di non voler rinnovare il contratto - ha detto Bentivogli - si assumerà la responsabi­lità di mettere tutto il sindacato su posizione antagonist­e».

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