Concorsi, uffici fiscali a rischio chiusura
Orlandi (Agenzia delle Entrate): subito le selezioni per i dirigenti
del Lavoro, Giuliano Poletti, dopo aver incontrato i sindacati dei pensionati per discutere di anziani e povertà, ha assicurato che «stiamo facendo un’istruttoria, appena saremo in condizione di aprire un confronto con i sindacati su questo versante lo faremo». Così come una riflessione, per Poletti, va fatta «sulla tenuta del valore» dell’assegno: il riferimento è alla rivalutazione delle pensioni e a una possibile riforma dell’adeguamento al costo della vita. La norma introdotta dal governo Letta, dopo che la rivalutazione era stata sospesa da quello Monti, scade infatti nel 2017, e «c’è da decidere se confermarla o modificarla».
I toni non sono mai stati così duri e la scelta del luogo, la Commissione Finanze del Senato, non è a caso. Rossella Orlandi, direttore dell’Agenzia delle entrate, lo dice in audizione per la prima volta chiaro e tondo portando un esempio pratico: in Lombardia, regione per il Fisco tra le più importanti d’Italia, è rimasto un direttore regionale e soli tre dirigenti, di cui uno prossimo alla pensione. Senza il concorso, ha sottolineato Orlandi provocatoriamente (ma neanche troppo), l’unica soluzione sarebbe quella di «chiudere gli uffici, con buona pace dei contribuenti».
All’Agenzia delle entrate il problema della sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimi oltre 800 funzionari con incarichi dirigenziali, non è ancora stato risolto. Negli ultimi 15 anni infatti l’Agenzia ha bandito, come ricordato dalla stessa Orlandi in Commissione Finanze del Senato, quattro concorsi pubblici per reclutare personale dirigente. Due di questi sono stati bocciati dai Tribunali amministrativi regionali per vizi di forma o procedura. Per ovviare a questo problema l’Agenzia ha promosso negli ultimi anni alcuni funzionari in ruoli dirigenziali con incarichi diretti. Procedura che però è stata bocciata dalla Consulta. La sentenza ha così azzoppato dal marzo scorso la macchina fiscale che ora si ritrova con circa 300 dirigenti per gli uffici di tutta Italia, fortemente rallentati nell’attività di ispezione.
Alcune proiezioni dell’Agenzia parlano di un miliardo in meno di incassi nel 2015 rispetto all’anno precedente. Senza considerare gli impatti su operazioni come quella del rientro dei capitali che si concluderà a settembre e da cui il governo si aspetta i soldi per sterilizzare alcune clausole di salvaguardia. Nei giorni scorsi è intervenuto sul tema anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: «Ci sarà presto un nuovo concorso — ha promesso — e intanto interverremo con norme urgenti per misure temporanee in grado di risolvere l’emergenza». E sull’ipotesi di buchi sulle entrate tributarie dello Stato italiano, amministrate per circa l’80% dalla stessa Agenzia, Padoan ha sottolineato di confidare «in un recupero da qui alla fine dell’anno».
Orlandi ieri ci ha tenuto a ribadire il messaggio: «Abbiamo bisogno di un concorso — ha detto —. E non vorrei che anche quello previsto dal decreto delegato, come i precedenti, misteriosamente non arrivi alla fine. Nessuno pensa di fare alcun tipo di sanatoria — ha aggiunto — ma stiamo parlando di selezioni e scelte per far funzionare una macchina fondamentale per il Paese. Perché l’urgenza non riguarda l’Agenzia ma riguarda il Paese: se l’Agenzia non funziona o si inceppa, c’è un problema grave per tutto il sistema».